Sono passati quasi trent’anni da quella sera e a me sembra siano solo pochi giorni. Non aveva mai visto un agriturismo dal vero. Ne avevo sentito parlare, ma mai ci avevo messo piede. Poi il mio amico Marco di Darfo mi invitò a passare un fine settimana da lui nella sua bellissima casa di Monte Campione. La Valcamonica è stata spesso sottovalutata. Ci sono posti fantastici che negli anni sono passati in secondo piano in questa vallata dalla grande tradizione industriale.

Lontani ormai i fasti termali del secolo scorso della vicina Boario, oggi tutto il territorio si sta attrezzando per una nuova proposta turistico-gastronomica, ma qualcuno lo aveva fatto prima. Molto prima. Tornando infatti a quella sera di 30 anni fa ricordo che Marco mi disse: “ti porto a cena in un agriturismo, dove fanno i formaggi più buoni del mondo”. Mi sono sempre fidato del suo buon gusto e anche quella volta non mi avrebbe deluso. Dovemmo attrezzarci per raggiungere il locale utilizzando il vecchio fuoristrada di famiglia ed arrivammo, dopo un percorso tortuoso e dissestato alle “Frise”, in comune di Artogne. Fu per me una serata indimenticabile e un vero colpo di fulmine. Ancora oggi la stradina stretta e tortuosa (pur migliorata) fiancheggia un costone nel bel mezzo di un bosco e vi conduce in questo luogo straordinario.

Qui in realtà troverete un allevamento di capre Bionde dell’Adamello e camosciate delle alpi, ma non solo. Questa resta un’autentica fattoria dove si allevano anche maiali e un sacco di animali da cortile. Questo allevamento in realtà è nato nel 1982 e solo nel 1989 il proprietario ebbe la brillantissima intuizione di dar vita ad un agriturismo. Gualberto Martini, un visionario fra i primi ad intuire le grandi potenzialità dell’allegamento di montagna in chiave moderna, ancora oggi gestisce l’azienda che Per sua stessa ammissione subì questa trasformazione più per necessità che per altro motivo. L’agricoltura di montagna in quegli anni cominciava ad essere segnata da una profonda crisi e per sopravvivere era necessario sposare nuovi modelli multifunzionali. Il proprietario infatti è un casaro per professione e allevatore per passione. Un personaggio quasi mistico che può intrattenerti a lungo parlandoti di etica del suo mestiere e di cicli naturali da rispettare. Una filosofia applicata da decenni che ha dato grandi risultati. Ovviamente la stagionalità condiziona fortemente la proposta di carni, verdure e l’offerta si caratterizza principalmente per i formaggi. Qui si produce quasi tutto (ciò che non viene prodotto dall’azienda viene comunque reperito nei dintorni fra una selezionatissima e ristretta cerchia di produttori quasi esclusivamente camuni).

Il pezzo forte del locale, manco a dirlo, è il Fatulì. Un rarissimo formaggio in origine di Valsaviore (una località ai piedi dell’Adamello, il cui omonimo comune capoluogo e’ ormai scomparsa dagli anni ‘50), prodotto con latte di capra e affumicato con bacche di ginepro e rami di non resinose. Uno spettacolo! Dal 2007 peraltro Gualberto col fratello Luigi portano avanti un progetto del parco dell’Adamello appunto per la valorizzazione della razza. Ma non fanno solo questo. Ormai sono oltre trenta i tipi di formaggi caprini prodotti nel caseificio fra i morbidi freschi, le ricotte e le qualità destinate ad essere affinate.La proposta in ogni caso risente poco della vicinanza lacustre. La cucina attinge a piene mani alla tradizionale cucina di montagna e l’ambiente gradevolissimo di fatto ne consolida l’orientamento.

La ristorazione, come l’accoglienza, sono solo un pezzo della complessa attività della eclettica azienda agricola . Ma ne hanno determinato una notorietà ed una fama che ha ampiamente varcato i confini locali. Ormai i caprini delle “Frise” fanno capolino sulle tavole dei principali ristoranti gourmet del Nord. E qui nel grande bosco di castagne ovviamente ci si ferma per mangiare e perché no per dormire. L’offerta e’ molto essenziale e giustamente limitata: menu fisso a tavola e solo tre belle camerette in perfetto stile di montagna per dormire. La cucina è il frutto di una grande ricerca sulle materie prime del territorio applicata alla tradizione gastronomica locale. Piatti robusti e collaudati accompagnano le ovvie scorpacciate di formaggi e salumi di Gualberto, ai quali vengono abbinate confetture e marmellate ovviamente prodotte in azienda. Su tutti il piatto forte del locale resta il risotto al Fatulì. L’uso poi delle erbe spontanee e aromatiche del territorio accompagna gli gnocchetti alla silene o l’utilizzo del luppolo selvatico le cui punte qui sono denominate bruscandoi, per le paste ripiene o le crespelle. Ovviamente il menu cambia sempre ed essendo fisso può davvero capitare di assaggiare le cose più diverse. Le carni del cortile spaziano dall’oca, al piccione, al cappone e al capretto, fino al cinghiale al prezzemolo o al cosciotto d’agnello.

Nelle varie salette del locale ci si sente come a casa di un amico e l’ambiente domestico risulta subito famigliare. Anche nella scelta dei vini si predilige il territorio e si possono scoprire alcune etichette camune interessanti, oltre a poche bottiglie della vicina Franciacorta o valtellinesi. In sostanza qua si viene anche per celebrare uno degli inventori dell’ospitalità agrituristica che meglio e per primo ha declinato questa modalità rendendola celebre quando autentica. Sono in realtà pochi gli agriturismi veri e autentici in giro. Questo è uno dei migliori. Non mi resta che sperare che Marco mi inviti ancora a passare un fine settimana da quelle parti per avere un buon pretesto per tornare alle Frise.