Nella sconfinata e popolosa nazione lombarda esiste un luogo che sfugge alle mode cambiando i connotati dell’ospitalità. Siamo in Valtellina stavolta. Una terra che amo profondamente. E che ho amato anche di più frequentandola per diversi anni e conoscendone pregi e difetti. In questa terra dove innovatori profondi e conservatori impenitenti convivono (non senza qualche eccesso dialettico classico delle vallate lombarde) da tanto tempo e in alcuni casi cercano sintesi che possono dare risultati straordinari. E fu per il gusto di questa sfida infinita che alcuni anni fa giovani valtellinesi intraprendenti e felicemente contaminati dalle tecniche nordiche in voga in materia di recupero di edifici storici, hanno deciso di dar vita ad un esperimento di portata assoluta ridando forma ad una classica contrada in quel di Villa di Tirano. Ad un tiro di schioppo dalla stazione di Tirano dalla quale parte il mitico “trenino del Bernina” con direzione St. Moritz.

Ebbene questi pionieri del gusto hanno avuto la brillante intuizione di riesumare un gruppo di case abbandonate in un contesto assolutamente incredibile. Badate bene che le contrade erano composte da case microscopiche che ospitavano famiglie numerose accalcate in spazi angusti. Nella decorosa e misera vita delle famiglie umili che nei secoli hanno abitato questi spazi e che per decenni la Distrazione dell’uomo,che stava perdendo le proprie radici, ha rischiato di sacrificare alla cosiddetta modernità. Quella modernità anni 60/70 fatta di case a schiera e piccoli condomini con le tapparelle, che in questo angolo incantato non è per fortuna arrivata. O meglio e’ arrivata tardi.

Al momento giusto direi. Quando appunto un manipolo di valorosi ben attrezzati dal punto di vista culturale hanno deciso di far partire questa avventura molto suggestiva. Ho dormito e mangiato qua diverse volte e questo singolare viaggio nel tempo mi ha lasciato sempre una impressione positiva. In questo luogo infatti esistono ben 7 cantinette dove degustare piatti semplici e Salumi accompagnati dai e vini che preferisco: i nebbioli di montagna. Per poi avere la possibilità di d dormire in una delle camere che essi stessi definiscono “come una volta”. Camere allestire in quelle che un tempo erano le singole abitazioni delle famiglie della contrada e che oggi si presentano arredate con fedeltà quasi manicate da suppellettili di antiquariato locale e con accorgimenti contemporanei concessi in modo molto marginale solo per i sevizi igienici.

In questi edifici che risalgono al 1600 si respira la storia della valle. Cito testualmente la descrizione fornita dai proprietari perché da sola vale più di mille foto:
“Una volta entrati nella contrada, lasciandosi il tempo di sognare, si può immaginare come si svolgeva la vita contadina. Al centro vari mucchi di letame; un mucchio per ogni singola famiglia, frutto del bestiame che ognuno era in grado di possedere. Forte era l’odore della campagna e molti gli sciami di mosche nel cortile, soprattutto nella calda stagione. Dalle finestre delle varie cucinacce era possibile scorgere un sottile fumo proveniente dal focolare, non sempre dotato di camino, e udire il vociare dei loro abitanti. Bambini chiassosi su e giù per le scalette in legno o seduti silenziosi in un angolo con una tazza di polenta e latte tra le gambe, soddisfatti di quel poco che i genitori erano in grado di dargli. Ci si chiamava da una finestra all’altra e nelle stalle si dava ospitalità ai viandanti. Ci si deve immaginare la ruvidità dei vestiti e la povertà della gente per capire il vero significato dei muri che circondano questa corte. Sono muri, volte e tetti realizzati e mantenuti nella più misera economia da uomini qualunque, di cui non sappiamo nemmeno il nome. Ma uomini che giorno dopo giorno con le loro mani hanno strappato e modellato la terra che ci circonda. Hanno creato la nostra storia e noi non possiamo essere indifferenti”.

Ecco, era difficile descrivere meglio l’atmosfera che si respira in questo luogo. Peraltro qui si organizzano eventi nel sontuoso fienile allestito a mo’ di mansarda e c’è spazio addirittura per una mostra permanente di un importante artista che ha deciso di trasferire qual la propria attività. Un posto dove non ci si annoia pur mantenendo fede alla promessa del relax assoluto. E dopo aver dormito e provato queste sensazioni al mattino prima di andarvene, con la netta impressione che vi sareste fermati ancora, potrete fare colazione nella atmosfera rarefatta della cantina (che probabilmente fu stalla) che ospita il bancone da osteria di montagna, con i prodotti anche in questo caso dalla fiorente agricoltura valtellinese. Con ogni probabilità a colazione non sentirete nessuna delle poche persone presenti parlare sottovoce in italiano. Si perché questo è ancora un posto troppo “avanti” per i turisti nostrani. Talmente tradizionale da risultare all’avanguardia. L’avanguardia di Valtellina.