di Riccardo Pozzi

Tanti anni fa, quando i fattorini non si chiamavano ancora riders, i compratori non erano buyers, i clienti customers e i telefoni servivano ancora  a telefonare, circolavano molte leggende sul mondo del lavoro e sui suoi cambiamenti. A noi studenti pronti per il diploma ci veniva spiegato che l’evoluzione del mercato avrebbe fatto sparire vecchie mansioni e favorito la nascita di nuovi profili professionali.

Una delle figure citate come in avanzato stato di estinzione era quella dell’arrotino. Forbici e coltelli avrebbero, infatti, conosciuto una crescente inutilità, perché i supermercati avrebbero fornito tutto già tagliato e la sartoria diffusa di un tempo sarebbe stata sostituita dalla confezione su larga scala di abbigliamento standardizzato e a basso costo.

Il mestiere dell’arrotino sembrava diventato paradigma stesso dell’obsolescenza, simbolo di un mondo superato e arcaico.

Gli anni sono passati, il mondo del lavoro è davvero molto cambiato e, per noi vecchi tecnici industriali, la tecnologia ha rivoltato la realtà come un calzino. Le mansioni cambiano e si trasformano, la mobilità delle industrie, i problemi del come e dove produrre, come e dove vendere, nuove professioni sostituiscono le tradizionali, anche se non pare riescano a sostenere l’occupazione nello stesso modo.

Tuttavia, anche oggi, passando per i mercati in piazza, si possono vedere ancora gli arrotini che, in silenzio, continuano ad esercitare la loro arte del metallo, che solo chi si intende della materia può apprezzare appieno.  Come mai? Perché quel mestiere non è sparito, come previsto dalla logica economica?

La risposta può venire da un’altra leggenda moderna, quella delle start-up, che nella narrazione corrente (oggi storytelling) sarebbero l’avanguardia delle nuove frontiere occupazionali, creative e digitali.

Una di quelle che sta riscuotendo più successo (anche se non è molto up) è quella di un elettrotecnico che ha assunto tecnici licenziati dalle fabbriche colpite da delocalizzazione, per avviare un’azienda che ripara e rigenera elettrodomestici. Nessuna nuova app., nessuna particolare diavoleria digitale. Solo coraggio e competenza, contro la crisi economica e la programmazione dei costruttori, che vorrebbero farci cambiare un elettrodomestico all’anno.

Forse la modernità vera non è sempre alla moda e non ascolta i mantra della comunicazione spesso superficiale e disinformata. Forse per questo i riders sono meno pagati dei fattorini e gli operatori di

call-center meno delle telefoniste dei vecchi centralini.  Ma il silenzio dell’arrotino è stato più resistente del frastuono modernista che ne celebrava l’estinzione.

E così è successo che anche calzolai, panettieri, casari, addetti alle stalle, fabbri, non sono affatto spariti, anzi, convivono con le nuove occupazioni e non sfigurano affatto al cospetto nel panorama delle nuove mansioni, nemmeno come remunerazione,  perché portano ancora il vecchio valore aggiunto del saper fare. Dove non è sufficiente un clic, non servono applicazioni e connessioni veloci.

E non è detto che, in clamorosa controtendenza, il futuro del lavoro non sia, anche,  nel ricominciare ad usare le mani con intelligenza e competenza, senza vergognarsi di mettere i guanti  o di sporcarsi il grembiule, per coniugare tecnologia e saper fare in un modo più equilibrato e meno superficiale di quello che oggi da sfoggio di sé, attraverso la tipica incompetenza di chi dal lavoro si è sempre tenuto accuratamente a distanza di sicurezza.