“La glauca luna lista l’orizzonte E scopre i campi nella notte occulti E il fiume errante. In suono di singulti L’onda si rompe al solitario ponte.”

Il livello simbolico di questa poesia di Giovanni Pascoli è particolarmente denso: il ponte cessa di essere un elemento naturale e diviene un segmento simbolico di paesaggio e di passaggio.

E chissà come avrebbe intonato i propri versi il Pascoli, a fronte di un ponte per nulla solitario, ma sorretto da barche capaci di renderlo mobile in base al livello delle acque su cui le barche stesse riposano.

Il Ponte di Barche è un tessuto di identità lombarda, che unisce culturalmente due territori per nulla vicini: Bereguardo e Torre d’Oglio.

Questo particolare manufatto dell’antichità ha tuttavia origini ancor più lontane ed ha da sempre affascinato per le proprie particolari caratteristiche di versatilità: costruito letteralmente su barche tra loro collegate, sopra cui veniva posizionata una passerella idonea al passaggio di persone, mezzi e merci, il Ponte di Barche veniva generalmente predisposto ad uso temporaneo, spesso utilizzato durante le guerre per poter attraversare i fiumi più facilmente e veniva poi distrutto una volta che le truppe erano passate, al fine di bloccare il nemico sulla riva opposta.

Esempi di questo tipo di impiego vennero individuati durante la battaglia del Garigliano (1503) o la battaglia di Oudenaarde (1708), ma tale tipologia di ponti fu utilizzata ancor prima nella storia: in origine dai cinesi e successivamente da greci e persiani, che costruirono un ponte di barche sull’Ellesponto, sino infine dagli antichi romani, che costruirono un ponte di barche sullo stretto di Messina, come raccontato da Plinio il Vecchio.

Tutti poi distrutti… o quasi…

Ponte di Barche BEREGUARDAPONTE DI BARCHE DI BEREGUARDO

Siamo in provincia di Pavia.

Quello di Bereguardo, contrazione di “Bello sguardo” dall’influenza della letteratura francese, venne studiato dai Visconti nel lontano 1374 per collegare le due sponde del Ticino: i territori circostanti, ricchi di folte foreste popolate di animali di ogni specie, erano aree predilette dai signori di Milano per le battute di caccia e la necessità di passare rapidamente da una sponda all’altra per l’inseguimento della selvaggina fu una delle ragioni per cui venne costruito.

Nel 1449 mutarono casate ed esigenze: gli Sforza lo fecero sostituire da un ponte di chiatte stabile.

Erano 11 in età medievale i porti-passaggi-ponti sull’ultimo tratto del Ticino prima di confluire nel Po e quello di Bereguardo era il quinto da valle a monte.

Prima dell’unità d’Italia, il fiume Ticino fungeva da confine tra Austria-Ungheria e Piemonte che con i rispettivi soldati e doganieri presidiavano le sponde e gli imbocchi dei ponti.

Nell’aprile del 1859 gli austriaci a Bereguardo sfondarono le linee per dilagare in Lomellina e minacciare Torino.

L’ultima ristrutturazione sostanziale risale al 1913, quando furono posizionate le chiatte in cemento.

Ha dunque compiuto più di cent’anni il ponte di Bereguardo, ma ancora oggi viene oggi utilizzato per il collegamento stradale fra i comuni pavesi di Bereguardo e Zerbolò e gli anziani che lo oltrepassano dicono Vo in Piemònt”, segno di un percorso destinato non sprofondare mai.

Ponte di barche TORRE D'OGLIOIL PONTE DI BARCHE DI TORRE D’OGLIO

Torre d’Oglio è una località in provincia di Mantova, frazione di Marcaria, situata presso il fiume Oglio, in prossimità della sua confluenza con il Po. Il nome trae origine da una torre che ospitava un convento non lontano da dove ora è ubicato il ponte, e che serviva per comunicare con un altro convento in terra suzzarese e per avvistare nemici in lontananza.

Molto di più di un’infrastruttura stradale, ben oltre l’innegabile trascorso storico, il ponte di barche di Torre d’Oglio rappresenta il simbolo dell’identità di un territorio tanto complesso, quanto affascinante ed è l’emblema di una zona ampia, enigmatica ed intricata.

Costruito nel 1926, il ponte collega ancora oggi San Matteo delle Chiaviche (frazione del comune di Viadana) e Cesole (frazione di Marcaria), rispettivamente sponda sud e nord del Fiume Oglio.

Il ponte in chiatte, in passato sorvegliato e curato da pontieri, è un bene culturale di inestimabile magia e valore, l’anima tenebrosa, misteriosa ma affascinante di un territorio che ha sedotto numerosi artisti, tra cui il regista Bernardo Bertolucci, che qui ha girato il suo Novecento ed ha fatto da sfondo anche a scene di film, come Radiofreccia di Luciano Ligabue, I promessi sposi e Don Camillo con Terence Hill che lo attraversa con una moto enduro.

Nell’aprile 2010, il ponte in chiatte di Torre d’Oglio è stato rinnovato, all’interno di un progetto della Regione Lombardia, nell’ambito delle opere di valorizzazione del Fiume Po; le modifiche apportate alla struttura hanno voluto preservare tutto il fascino storico che essa rappresenta, mettendola in sicurezza ed adeguandola alle norme di legge. La necessità principale era eliminare e sostituire il sistema a tre approdi, poco sicuro perché seguiva l’andamento delle piene del Fiume Oglio, scorrendo a valle o risalendo a monte.

Ad oggi questi Ponti sono tra gli ultimi ponti “galleggianti” di origine storica: un’opera ingegneristica soggetta a costanti lavori, ma di preziosa e necessaria conservazione, di cultura, di storia, di territorio …

Pavia e Mantova ed i loro ponti di barche: quando lontananza non significa distanza.