di Riccardo Pozzi

Quando la lirica di alcuni maestri e quella della loro arte arriva a livelli particolarmente alti, ecco che ispirarsi alla loro idea diventa un arricchimento, le loro parole pronunciate venti anni prima diventano come profezie morali, anche se indirizzate verso altri soggetti.

Per questo mi permetto una indegna ma alta ispirazione dalle parole di un immenso Giorgio Gaber, parafrasando la sua “Qualcuno era comunista” e sovrapponendola alla nostra realtà.

E chissà che qualcuno non ci si riconosca.

Qualcuno credeva di essere leghista e forse era qualcos’altro, qualcuno era leghista perché sognava una libertà diversa da quella italiana,n qualcuno era leghista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché aveva come un sogno, uno slancio, il desiderio di cambiare le cose, perché con accanto questo slancio era come due persone in una.

Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una forza che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.

No, niente rimpianti, forse anche allora molti hanno aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.

E ora? Anche ora ci si sente in due, da una parte l’uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria ubbidienza e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché il sogno, ormai, si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo.