Torna come ogni anno, nel bel mezzo del mese di agosto, dal 12 al 16, l’appuntamento a Grazie, un piccolo borgo a Curtatone in provincia di Mantova.

Una antica ed ancestrale fiera che negli anni ha saputo coniugare arte, cultura, sacralità, tradizioni e gastronomia e che ospiterà centinaia di Madonnari provenienti da tutto il mondo impegnati nella notte tra il 14 ed il 15 agosto a disegnare con gessetti immagini religiose e di attualità sul piazzale del Santuario.

Una fiera giunta ormai al 45° Incontro Nazionale dei Madonnari, nata storicamente come celebrazione religiosa, come momento evocativo di una ricorrenza del calendario liturgico, cui si associa inevitabilmente l’idea di svago e di ricreazione, nata cioè per celebrare il giorno dell’Assunzione di Maria Vergine.

Questa fiera, tuttavia, ha origini ben più antiche e difformi, incardinate ab origine sull’edificazione del Santuario per volontà di Francesco Gonzaga nel 1399, consacrato nel 1406.
Per tradizione, la costruzione del Santuario e l’annesso convento, assegnato ai Frati Minori di San Francesco, rappresentarono l’adempimento di un voto legato alla fine della peste, ma fu anche chiara espressione di un piano ben preciso di presidio delle vie d’acqua, basti considerare anche gli altri complessi religiosi voluti dai Gonzaga quali la Certosa (demolita ai primi del 1800), la Chiesa degli Angeli, la Chiesa di San Francesco e la Chiesa del Gradaro.

La Fiera delle Grazie venne così ufficialmente istituita l’11 agosto 1425 tramite grida del primo marchese Gonzaga; il bando permetteva a cadauna persona teréra o forestéra che il giorno della Madonna e la vigilia se possa vendere et comprare vino, pane, carne cruda et cocta …senza datio né gabella alcuna a minuto et non ingrosso. (ASMn, AG, b. 2038-39, f. 3)

Per tutto il Quattrocento, dunque, la Fiera si configurò soltanto come festa religiosa, tanto che nelle grida era fatto espresso divieto di balare over dansare per modo alcuno suso la Campagna de Madona Sancta Maria de Gratia sotto pena de dece libre de Mantua (ASMn, AG, b. 2038-39, f. 3).

Nel 1488, segno che l’evento era in via di espansione, per la prima volta una grida proibì di portare in Fiera arme di sorta alcuna la vigilia et il zorno predicti nel dicto loco de nostra Donna, sotto pena de 25 ducati … et de tri tracti de corda … (ASMn, AG, b. 2038-39, f. 9), tratti di corda o squassi che a Mantova venivano solitamente inflitti sotto il vòlto dell’Arengario, che collegava il Palazzo del Podestà al Palazzo della Masseria.
La grida del 14 luglio 1499, emessa dal marchese Francesco II Gonzaga, felice che el paese per gratia de Dio sia netto et mondo de ogni macula de contagione, allargò poi in modo significativo il campo della contrattazione, permettendo il commercio de le robe et de le merce liberamente e senza alcun pagamento di datio (ASMn, AG, b. 2038-39, f. 9).

Nonostante l’intensificarsi dei traffici, l’aspetto spirituale e devozionale della Fiera non venne meno, anzi Ferrante Gonzaga, terzogenito di Francesco II ed erede della Corte di Curtatone dal 1519, per il Santuario delle Grazie, commissionò al caro Giulio Romano una pala d’altare dedicata all’Assunzione di Maria Vergine.

Ma è dal 1563 che la Fiera delle Grazie assunse una straordinaria rilevanza.

Il duca Guglielmo innanzitutto ne aumentò , d 3 a 9, i giorni, più quattro di contrabando (tolleranza); ampliò notevolmente le possibilità di contrattazione inserendo nell’elenco delle merci ammesse ori, argenti, gioie, brocati, drappi di seta, panni di lana, ferrarezze, grassine, et merci di altra sorte, bestie parimente di ogni sorte; ed infine, vi permise il commercio liberamente, sia al minuto che all’ingrosso. (ASMn, AG, b. 2040-41, f. 22)

Nel 1591 i Frati Francescani, proprio a causa dell’estensione e dell’importanza che stava via via assumendo la Fiera, fecero costruire sul lato ovest del piazzale di fronte al Santuario una porticaglia per favorire i pellegrini e le attività mercantili: proprio di questo connubio tra aspetto religioso ed economico, ai Frati venne da sempre riconosciuto un importante ruolo pro-attivo,  ben consapevoli delle implicazioni economiche che le grida religiose stesse comportavano anche per le casse del convento.

Nel 1652 il duca Carlo II Gonzaga Nevers decretò infine il permesso di costruire, nell’area del piazzale, le botteghe in pietra anziché in assi, per levare varij incomodi et abusi, per riporre le merci … che oltre la commodità grande, et honorevolezza della fiera riusciranno di sicurezza alle robbe, et merci medesime, che non si guasteranno dall’improvvise piogge come tal volta solevano…(ASMn, AG, b. 2040-41, f. 28).

Nei giorni della Fiera, quindi a Grazie si creava così una sorta di Zona Franca con un Centro Direzionale (presso la Palazzina), un centro d’affari per lo scambio delle mercanzie (sul Sagrato e vie adiacenti) e i suoi vasti prati per la contrattazione del bestiame, che si abbeverava nella vicina Seriola Marchionale.

Tuttavia, la pluricentenaria mostra-mercato del bestiame, verso la metà degli Anni Sessanta, iniziò a vivere un periodo di declino; da lì intese rinascere nell’originale stampo religioso,  come pura manifestazione legata al mai sopito spirito devozionale verso la Madonna delle Grazie. Gilberto Boschesi e Maria Grazia Fringuellini chiamarono a raccolta sul Sagrato del Santuario i MADONNARI, che con i loro gessetti colorati furono invitati a rendere viva più che mai la piazza e la storica Fiera, creando capolavori straordinari e bilanciando definitivamente quella commistione tra religione ed economia in un arcobaleno di valori che ancora oggi la provincia di Mantova porta avanti con orgoglio e dedizione.