La primavera nella campagna mantovana è particolarmente gradevole, mutano i colori rapidamente e assumono particolare valenza i dettagli, le sfumature, i piccoli segni della lenta trasformazione che caratterizza il tempo nel passaggio di stagione.

Quando si giunge a Cividale Mantovano questa sensazione di metamorfosi assume connotati emblematici varcando la soglia del laboratorio di Alberto Gorla, fabbro e maestro orologiaio, vera e propria “istituzione” nell’ambito del restauro e della creazione di complessi meccanismi per la misurazione del tempo. Qualcosa di metafisico permea questi ambienti dal ticchettio incessante, la percezione che qui proprio il tempo sia in fase di “costruzione” e che l’artigianato sia giunto a livelli di assoluta eccellenza, mutando lentamente la propria vocazione per divenire arte e Cultura. Sembra infatti che al di là della tecnica qui risieda qualcosa di più, che se non temessimo di sminuirne l’operosità matematica dell’homo faber potremmo tranquillamente chiamare Magia.

L’incanto di lacerti meccanici che, con sommo stupore del visitatore, si armonizza in strumento perfetto, diventa motivo di riflessione, come se riaffiorasse in questa officina qualcosa di mitologico: Cronos, il tempo archetipo e crudele si muta in Kairos, il momento giusto, il tempo di Dio, l’attimo incantato del Carpe Diem. Perché da Gorla, oltre alla precisione scientifica che tale lavoro prelude, il luogo conserva aspetti “teatrali” ed imperscrutabili. Come se vecchie caldaie, ingranaggi, ruote dentate e tutta una minutaglia di attrezzi indecifrabili dal profano, contribuissero a fare scenografia di un mestiere unico. Eppure qualcosa che resta dietro le quinte sfugge, la sensazione stupefacente di entrare in una dimensione ignota ed insondabile, proprio nel mezzo di tutti questi strumenti di misurazione! Vengono in mente gli scenari primo-novecenteschi, il capolavoro cinematografico Metropolis di Fritz Lang e la patafisica, l’attitudine incessante dell’uomo a disvelare il meccanismo segreto che muove l’universo.

Così l’incontro, avvenuto nella museale officina del maestro, oltre a rappresentare un momento davvero speciale per gli ospiti desiderosi di conoscenza, assume le caratteristiche di una vera e propria lezione di vita, seppur estremamente informale data la calorosa accoglienza della famiglia. Accanto ad Alberto, classe 1940, la moglie Rosa Manara e la figlia Mariella, orgogliose ed entusiaste testimoni di una sapienza giunta fino ai nostri giorni immutata. Vengono passati in rassegna capolavori d’ingegno, poi macchine ed attrezzature d’ogni sorta che conferiscono allo spazio un’aura affascinante e paradossalmente atemporale, come se in questo posto le virtù e le capacità tecniche fossero coniugate ad un’estrema umanità, tutti segni di un patrimonio d’eccellenza, tuttavia presentato con affabilità ed estrema umiltà.

Alle pareti molte foto testimoniano di incontri con personaggi illustri a ricordo dei lavori importanti eseguiti in giro per l’Italia – Venezia, Brescia, Urbino, Firenze, Mantova – ma sarebbe errato descrivere il laboratorio come un museo del passato: Alberto Gorla infatti racconta con entusiasmo i progetti futuri in cantiere, partendo proprio dal più recente, ovvero il restauro dell’orologio della torre civica di Macerata, vera e propria summa del suo sapere.

Ed è qui, all’uscita, rivolgendo un ultimo sguardo all’indietro, che ci torna in mente quel passo di Friedrich Schiller: il tempo è l’angelo dell’uomo.