“Non esiste la birra. Esistono le birre” afferma con convinzione Lorenzo Dabove, uno dei massimi esperti italiani della bevanda.

Negli ultimi anni la produzione di birre artigianali italiane, specialmente in Lombardia, si conferma infatti un settore in piena espansione, grazie alla creatività di tanti piccoli mastri birrai che han fatto di una passione il loro lavoro creando birre dai sapori e sentori diversi per ingredienti e lavorazione.

Nel rapporto che UNIONBIRRAI ha commissionato a ALTIS – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica il ritratto che ne è uscito è quello di una realtà in grande fermento, costituita da centinaia di microbirrifici, brew pub e beer firm che nel giro di qualche anno si trasformano da start up fondate tra amici in aziende che assumono a tempo indeterminato.

Quella che fino a pochi anni fa era una nicchia di produzione “si sta consolidando soprattutto nella fascia media, che sta producendo sempre di più in volumi” ha spiegato il ricercatore di Altis, Matteo Pedrini. Il mercato della birra artigianale vola nonostante le accise, la difficoltà a penetrare la grande distribuzione organizzata e il pressing dei grandi produttori. La produzione di birra artigianale in Italia è cresciuta del +18,3 per cento dal 2011 lo si evince dal grado di saturazione della capacità produttiva.

Per quanto riguarda la Lombardia, sono oltre 160 i microbirrifici attivi e molti sono in apertura, creando nuove occasioni di lavoro.

Secondo i dati del Rapporto quasi un birrificio su due (46,9%) ha dichiarato di aver saturato la capacità produttiva e di essere dunque vincolato a nuovi investimenti. I piccoli birrifici iniziano a crescere anche per dimensioni, quelle che erano start up tre anni fa oggi sono in grado di avere personale dipendente, oltre che un fatturato medio di oltre 100 mila euro l’anno (per i microbirrifici).

La birra per essere un prodotto artigianale deve soddisfare alcune caratteristiche, prima fra tutte quella della produzione in modeste quantità, per l’Italia si parla di 600-650 ettolitri l’anno per birrificio, inoltre non viene pastorizzata e non vengono utilizzate sostanze chimiche e additivi. La birra artigianale italiana è un’eccellenza apprezzata anche nel mondo, il 36% dei produttori artigianali vende anche all’estero.

Difatti nei primi 5 mesi del 2015 le esportazioni all’estero hanno fatto segnare un +27% rispetto al 2014, con quasi la metà delle spedizioni dirette verso il Regno Unito.

I rapporti di ALTIS per UNIONBIRRAI sul comparto delle birre artigianali vengono realizzati ogni due anni e dal 2011, anno in cui venne rilasciata la prima edizione, registrano una crescita costante del settore del 18,3%. Un aumento complessivo dovuto a una maggiore produttività e a una notevole capacità di innovazione commerciale, dove la distribuzione diretta è abbinata alla vendita online, magari all’estero.

Oltre ai numeri, aumenta anche la qualità del prodotto, certificata dai molti premi vinti dai birrai ai concorsi nazionali e internazionali.

Il rapporto individua anche gli ostacoli che gli operatori devono affrontare, identificati in un trattamento fiscale disattento alle piccole aziende, nella difficoltà di accedere alla GDO e nella scarsità di produttori locali di materie prime e ingredienti semilavorati, come i luppoli e il malto, che al momento occorre procurarsi soprattutto all’estero.

Resta il fatto che il settore non conosce crisi e anzi molti produttori rivelano che l’unico vero limite che incontrano è la capacità tecnica dei loro impianti, che non riescono a soddisfare tutte le richieste del mercato. Per ampliarli servirebbero nuovi investimenti, che però al momento tardano ad arrivare per la disattenzione del sistema creditizio. Gli autori del rapporto sono però sicuri che presto la situazione si sbloccherà, generando un giro di investimenti quantificabile in 80 – 100 milioni di euro.