Si intitola “Dalla Bassa” ed è il regalo che Slow Food Editore fa a tutti i “Senzabrera”, gli orfani di quel grandissimo giornalista, saggista, storico, gastrofilo che fu Gianni Brera da San Zenone Po. Per una strana coincidenza, o forse no, lo stesso luogo di nascita di Gualtiero Marchesi, il cuoco che ha saputo raggiungere le medesime vette di creatività poetica tra i fornelli di Brera sulla carta stampata.
“Dalla Bassa” è curato dal professor Dario Borso, docente di filosofia all’Università di Milano ed è una raccolta di quattro racconti inediti scritti alla fine degli anni Trenta da un non ancora ventenne Gianni Brera.
Il libro è un inno alla tavola, alla società contadina e con poche pretese, se non quelle di una vita meno faticosa e magari più ricca di calorie all’ora del desinare. Uno spaccato di vita che mostra l’essenza grande e piccola dell’umanità, che ruota intorno alla campagna, al paese, al (poco) cibo e ai sentimenti.
Non è ancora il Gianni Brera roboante, incontenibile, fucina di neologismi e “Poeta degli stadi”, ma è un autore sempre godibilissimo, anche quando verga questi racconti di gioventù.
Il libro è snello, 88 pagine in tutto (costo: 10 €), e mi è stato segnalato dal figlio di Gianni, Paolo Brera, che ne ha scritto la postfazione.
Va assolutamente letto, sarebbe un’eresia perdere una raccolta di inediti proprio nel centenario della nascita di “GioannBrerafuCarlo”, uno che del Padre Po era innamorato fino in fondo e che ha coniato uno stile in punta di penna ancora oggi inimitabile.
Sono passati cento anni dalla nascita di uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani e ancora attuale è il tratto della sua eredità culturale. Oggi a celebrare Gianni Brera è Slow Food Editore con Dalla Bassa, l’ultimo volume della collana Piccola biblioteca di cucina letteraria, disponibile in tutte le librerie e on line sullo store di Slow Food Editore.
Quattro racconti scritti in età giovanile che svelano la passione di Brera per il cibo e per l’umanità che si aggira intorno alla tavola. A curarne la pubblicazione è Dario Borso, storico della filosofia, traduttore e curatore editoriale, che li ha recuperati dalla galleria Quadri di casa nostra, pubblicata tra febbraio e giugno 1939 su Il popolo di Pavia e scelti «”a naso”, per l’aura gastronomica che da essi potentemente emana». Della stessa raccolta esistono altre due dozzine, pubblicate fino al 1943 anche sotto lo pseudonimo Gian del Po.
Uno spaccato della vita rurale della Bassa Pavese da cui già si intuisce il suo talento letterario, in cui il contorno dei personaggi emerge semplice e immediato e le vicende del paese, scrive lo stesso Brera, «corrono gonfie di significati diversi dalla mente al cuore, dal cuore ancora alla mente e, senza particolari deformazioni, dalla mente alla penna».