Oltre a Publio Virgilio Marone (il celebre autore dell’Eneide, nativo di Mantova), le lande lombarde hanno dato i natali anche ad un altro celebre personaggio del periodo romano: Gaio Plinio Secondo, conosciuto dai più come Plinio “il Vecchio”.

Nato a Como nel 23 DC, fin dai primi anni di vita spiccò tra i propri coetanei per la sua mente, brillante e bramosa di conoscenza come poche. Intrapresa in età adulta la carriera militare (le cui incombenze non gli impedirono comunque di continuare i suoi amati e diversificati studi), servì l’esercito romano in varie campagne armate contro le popolazioni germaniche: l’esemplare condotta tenuta sotto le armi, oltre che all’onestà con cui ricoprì poi anche alcune cariche civili, gli permisero di assicurarsi la fiducia dell’imperatore Vespasiano, che lo elesse suo protetto.

Dopo aver soggiornato per qualche anno alla corte imperiale (durante i quali Plinio venne onorato del titolo di consigliere personale di Vespasiano), venne nominato ammiraglio della flotta romana attraccata al largo di Miseno (l’odierna Napoli): fu durante l’espletamento di questo compito che iniziò la stesura del suo capolavoro (purtroppo, l’unica sua opera pervenutaci): la “Naturalis Historia”, un compendio enciclopedico di 37 libri in cui il comense (quasi un anticipatore della figura dello studioso umanistico) spaziava da argomenti quali la cosmogonia e l’antropologia umana, alla botanica e alla mineralogia e che venne pubblicata nel 77 DC.

Nel 79 DC, Plinio assistette alle prime avvisaglie di uno degli eventi più catastrofici dell’età antica: l’eruzione del Vesuvio. Incuriosito da quei fenomeni e deciso ad assistervi, fece allestire una nave che lo portò nei pressi di Stabia, città sotto cui stavano cadendo i primi frammenti di pietra lavica proveniente dal pinnacolo del vulcano. Deciso a rimanere per documentare l’evento, si stabilì per la notte in una casa di un suo conoscente: qui, venne sorpreso nel sonno dalla coltre di zolfo che aveva già devastato Pompei ed Ercolano.

Per la sua tragica morte (narrataci dal nipote e figlio adottivo Gaio Plinio Cecilio Secondo, in seguito più conosciuto come Plinio il Giovane) e per il suo amore per le scienze naturali, viene ancora oggi ricordato come il primo “vulcanologo” della storia.