Carissimo direttore Claudio Cerasa,

Ci sono momenti in cui il mio amore per “Il Foglio” raggiunge vette inimmaginabili. Mi capita spesso lo ammetto e tutte le volte mi stupisco. Però sabato il pezzo di Maurizio Crippa dal titolo “Salvate la Lombardia!” ha superato le aspettative facendomi ricordare i bei tempi in cui ancora ai parlava di “giornalismo di servizio”. Un vero servizio alla verità. Un’analisi intrigante e approfondita di una realtà che in troppi (e per troppo tempo) hanno dimenticato o non adeguatamente considerato. Un pezzo di “servizio” appunto che ci ha regalata un’analisi intelligente e largamente condivisibile di una realtà territoriale che solo a causa delle bizzarre ingegnerie istituzionali italiane non è considerata, come dovrebbe essere, un vero e proprio Stato nello stato (l’uso apparentemente errato delle maiuscole non è casuale).

Il fatto poi di leggere per la prima volta un giornalista di tale livello argomentare del primato agricolo Lombardo mi fa accapponare la pelle. Fui il primo a parlarne quando il tema sembrava fantascientifico molto anni fa. Allora in molti mi guardavano straniti, divisi fra istinti di compatimento e di commiserazione. Quella però resta la realtà. La più grande regione agricola d’Europa nel cuore pulsante di uno dei cosiddetti 4 motori d’Europa. In quanti sanno che la Lombardia fa parte di un organismo che si chiama proprio così ? In quanti sanno che l’Unione Europea ha istituito da decenni un organismo speciale che ci chiama appunto “4 motori d’Europa” e che tiene insieme in un organismo giuridicamente riconosciuto, Lombardia, Catalunya, Baden Württemberg e Rhone Alpes? Lo hanno capito a Bruxelles ovviamente prima che nella desueta italia quale fosse il valore di questa Regione , che come dice appunto Crippa, se fosse uno stato sovrano sarebbe fra i primi dell’Unione per popolazione, produzione agricola e industriale. E questo mondo competitivo, all’interno di un paese quasi morto, ha bisogno di avere strumenti propri.

Chiamatela come volete: autonomia, indipendenza, federalismo o secessione, i lombardi sanno bene che se non si cambia si muore! Lo sanno e lo pretendono a prescindere dal messaggio politico di chi li governa o di chi votano per esclusione. Lo sanno e cominciano a rimpiangere quello che Crippa incautamente (dal mio punto di vista) liquida in modo quasi sprezzante il cosiddetto “Bossismo” senza però capire che a quella fase di difesa e di tutela della specificità del Nord non ha fatto seguito nulla di altrettanto convincente. Non è giusto considerarla solo nostalgia, ma in tanti mi fermano e mi chiedono “quando tornerà la Lega Nord?” E la Lega Lombarda? Quando ci sarà ancora un partito o movimento post ideologico che non discrimini su base etnica, culturale, religiosa o di orientamento sessuale, ma si limiti ad essere il sindacato territoriale, che per 30 anni nel bene e nel male almeno ci ha provato? Questo è quello che in tanti si chiedono e ci chiedono. È molti di questi sono cittadini che magari quella Lega non l’hanno mai votata, ma che a posteriori ne riconoscono la funzione sociale e politica. Non a caso per me stride il concetto di federalismo cooperativistico tanto caro al bravissimo Crippa. Non possiamo dimenticare che i Lombardi nonostante apprezzassero la Lega Nord in realtà per quasi vent’anni hanno affidato le proprie sorti ad un governatore come Roberto Formigoni che parlava appunto di federalismo e sussidiarietà. Al netto del giudizio personale sull’uomo Formigoni che ogni Lombardo può (più o meno giustamente) avere, non c’è dubbio che quel messaggio fosse per molti più suggestivo e rassicurante di quello della Lega (che a me piaceva di più ma che in Lombardia è sempre stato elettoralmente minoritario).

I Lombardi quella sensibilità l’hanno già dimostrata e in molti oggi temono che tale declinazione cooperativistica appunto del verbo federalista in realtà nasconda mire assistenzialiste. E questo in realtà fa più paura che non il drammatico status quo . Servono riforme e servono nette! Questo chiedono i lombardi a gran voce, nonostante la delusione di doversi confrontare quotidianamente con una proposta politica sempre più deludente e improvvisata. Alla fine la vita è fatta di alternative e spesso l’elettore e’ portato a scegliere il meno peggio. Così è capitato nel recente passato e così potrebbe non capitare in eterno.

Per il resto grazie e Maurizio Crippa per averci regalato un slogan “Salvate la Lombardia!” Credo sia necessario per tutti.

Gianni Fava
Presidente Terre di Lombardia