La Certosa di Pavia Gra-Car (Gratiarum Carthusia – Monastero di Santa Maria delle Grazie) è un complesso monumentale storico che comprende un monastero e un santuario. Si trova nel comune omonimo di Certosa di Pavia, località distante circa otto chilometri a nord del capoluogo di provincia.

Edificato alla fine del XIV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, in adempimento al voto della consorte Caterina dell’8 gennaio 1390, e come mausoleo sepolcrale della dinastia milanese, e completato entro la fine del 1400 (la consacrazione avverrà il 3 maggio del 1497) in circa 50 anni, assomma in sé diversi stili, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale, e vanta apporti architetturali e artistici di diversi maestri del tempo, da Bernardo da Venezia, il suo progettista originario, a Giovanni Solari e suo figlio Guiniforte, Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo Lombardo e altri.

Originariamente affidato alla comunità certosina, poi quella cistercense e, per un breve periodo, anche quella benedettina, dopo l’unificazione del Regno d’Italia la Certosa fu dichiarata nel 1866 monumento nazionale e acquisita tra le proprietà del demanio dello Stato italiano, così come tutti i beni artistici ed ecclesiastici in essa contenuti; dal 1968 ospita una piccola comunità monastica cistercense.

Storia

La costruzione della Certosa di Pavia fu iniziata da Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, che il 27 agosto 1396 poneva la prima pietra della Certosa. Dopo l’investitura a Duca, pagata diecimila fiorini all’imperatore Venceslao nel 1395, e l’impulso dato nel 1385 alla costruzione del Duomo di Milano, anche l’erezione di questo monumento per cui il Visconti avrebbe speso somme ingentissime rappresentava uno strumento di autorità e prestigio che gareggiava con le altre corti italiane del tempo. In esso avrebbe dovuto essere collocata anche la tomba monumentale del Duca, per la quale lasciò precise disposizioni testamentarie solo in parte adempiute quasi un secolo dopo la sua morte.

Il monastero sorge a margine dell’antica strada romana che collegava Pavia (Ticinum) a Milano, una zona molto fertile, attraversata da numerosi canali e corsi d’acqua, ricca di insediamenti, mulini, aziende agricole fortificate e castelli. Dopo la conquista viscontea di Pavia (1359), la costruzione del castello visconteo, dove Galeazzo II trasferì la sua corte, e la creazione del grande parco visconteo a nord della città, stravolsero profondamente l’assetto dell’area, alcuni castelli vennero espropriati dai Visconti e demoliti e anche l’antica strada romana fu deviata. In origine la posizione del monastero coincideva con il margine nord del Parco Visconteo del Castello di Pavia, di cui oggi resta solo una traccia nel Parco della Vernavola, a nord di Pavia, che non è più collegato al castello e alla Certosa. È possibile osservare la rappresentazione di questo parco sul bassorilievo “Consacrazione della Certosa” posto nel portale d’ingresso della chiesa della Certosa dove si vedono i confini delimitati dalle mura, i boschi, i corsi d’acqua e gli edifici (tra i quali sono riconoscibili i castelli di Mirabello e di Pavia).

La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, la seconda città per importanza, dove il duca era cresciuto e dove aveva sede la corte, nel castello visconteo. Il luogo scelto per la fondazione era un bosco all’estremo nord dell’antico parco visconteo, un’area recintata che aveva un’estensione di circa 22 km², che collegava il Castello Visconteo di Pavia alla zona adibita alla caccia riservata ai signori della Lombardia.

Descrizione

L’accesso al complesso monastico avviene attraverso un vestibolo di epoca rinascimentale, affrescato sia interiormente che esteriormente. Nella lunetta d’ingresso, sbiadita, due angeli reggono la stemma del committente Gian Galeazzo, con il biscione visconteo e l’aquila imperiale. Meglio conservata la decorazione superiore, stesa da Bernardino de’ Rossi nel 1508. All’interno, un arcone marmoreo a motivi vegetali reca tondi con le effigi di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti. Ai lati, i santi Cristoforo e Sebastiano di Bernardino Luini, seguace di Leonardo. Tutto l’interno è coperto da motivi rinascimentali a vivaci colori.

La chiesa ha pianta a croce latina divisa in tre navate con abside e transetto, coperta da volte a crociera su archi a sesto acuto, ispirata, seppure in scala ridotta, alle proporzioni del Duomo di Milano. Furono infatti tre architetti del duomo a collaborare al primo progetto, di Bernardo Veneziano: Marco da Carona, Giacomo da Campione e Giovannino de’ Grassi.

Singolari sono le terminazioni dei transetti e della cappella maggiore, costituiti da cappelle a pianta quadrata chiuse su tre lati da absidi semicircolari, secondo una soluzione trilobata di probabile ispirazione classica.

La pianta della Certosa ha lo stesso impianto della Chiesa di Santa Maria del Carmine (Pavia), precedente opera dello stesso Bernardo da Venezia, ma con una campata in più in corrispondenza del presbiterio e di ciascun braccio del transetto. Elemento originale del tracciato della navata è costituito da un terzo quadrato “diagonale” che si aggiunge al doppio quadrato di base della pianta. Con questo disegno sovrapposto, si ottiene il tracciato della stella a otto punte od ottogramma (in tedesco acht-uhr o acht-ort, otto ore o otto luoghi), che si ritrova effigiato dappertutto, come simbolo della Madonna delle Grazie e della Certosa, con la sigla Gra-Car, persino nelle piastrelle dei pavimenti.

I materiali utilizzati per la costruzione sono misti: i pilastri e le parti basse dei muri sono in pietra da taglio, cui si sovrappongono le parti alte e le volte in laterizio. La tecnica di costruzione delle volte è a crociera gotica. Le volte delle navate laterali risultano dalla combinazione di cinque spicchi di crociera e si aprono come “cuffie” verso lo spazio centrale. Le volte esapartite sono dipinte alternativamente con motivi geometrici e con un cielo stellato, su disegno del Bergognone, ideatore di tutte le decorazioni pittoriche di epoca rinascimentale. Le volte sono sostenute da pilastri a fascio, di chiara ispirazione gotica, mentre gli arconi di accesso alle cappelle laterali delle navate presentano già un disegno classico con capitelli corinzi, testimoniando la transizione dal gotico al rinascimento. Di tutta l’architettura interna è considerato autore Giovanni Solari, che sovrintese alla fabbrica dal 1428 al 1462, quando gli successe il figlio Guiniforte, ingegneri ducali autori dei maggiori progetti di committenza sforzesca di quegli anni quali il duomo, l’ospedale maggiore e la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Immagini tratte dal sito MIBAC.