di Riccardo Pozzi

Recentissimi studi, supportati da indagini archeologiche di altissimo profilo, hanno portato alla luce prove di insediamenti di una antica popolazione autoctona nella valle del Po  di cui fino ad oggi si ignorava completamente l’esistenza.

Il popolo dei “Baucchi”, così chiamati per la loro strutturale capacità di adattamento a nuove dominazioni, era tollerato dall’impero romano  che non si scomodava nemmeno ad intraprendere iniziative belliche, vista la semplicità con cui, con le sole armi della diplomazia, si poteva sottomettere e pacificare.

Dai lavori di scavo  sono emerse le prove di un sovrano locale piuttosto importante: il grande condottiero “Discanta Cuiùn”.

Numerose le opere votive ritrovate nella tomba , dalle quali si evince che il capo Discanta doveva essere molto popolare intorno al 200 dc, anno di massimo splendore della civiltà baucca.

Ma il ritrovamento più importante è la già celebre “stele abrasa”, che riporta un grande accordo politico tra l’Imperatore Settimio Severo e il grande capo Discanta Cuiùn. Nella stele, di marmo rosa di Verona, in caratteri latini e idioma baucco, si suggellava  un patto tra i due popoli: la popolazione baucca si impegnava a versare, nelle casse dell’impero, la metà dei proventi di ogni attività in cambio di…

Disgraziatamente in questo punto la stele risulta irrimediabilmente abrasa in entrambe le lingue.

Proprio sull’interpretazione di quelle abrasioni si sono aperte, tra gli storici, due scuole di pensiero.

La prima ritiene quelle abrasioni conseguenza accidentale della consunzione e la loro esistenza nello stesso punto in entrambi i testi una mera casualità.

La seconda, invece,  tende a considerare quelle abrasioni come deliberati danneggiamenti dello stesso Discanta e della sua corte, per poter in questo modo presentare come successo diplomatico qualunque accordo negoziale con l’imperatore dominante.

Sia lo studio dei testi  sia il lavoro strettamente archeologico procedono parallelamente nella ricerca e nella definizione storica di questa curiosa popolazione di cui si conosce solo la fine improvvisa avvenuta intorno all’anno 280 dc sotto il regno di Probo,  pochi anni prima della divisione dell’impero d’occidente da quello d’oriente.

Un fitto mistero resiste per ora sulla figura del grande capo Discanta Cuiùn e  sulla sua improvvisa popolarità  della cui natura gli storici non hanno azzardato ancora alcuna ipotesi.

La prima scuola di pensiero ritiene, tuttavia,  il capo Discanta un grande condottiero  che lascia una impronta nella storia.

La seconda, sull’argomento, si limita al gesto dell’ombrello.