L’autunno in pianura padana giunge come una benedizione, dopo mesi di afa e zanzare i colori del paesaggio mutano virando verso il giallo, l’ocra ed il marrone; al mattino tornano le prime nebbie o piogge, la luce ingentilisce i contorni di ogni cosa e dai comignoli gli odori fumosi di legna bruciata annunciano la fase di passaggio verso la stagione fredda. Tempo di incontri, di cene tra amici che si consumano in casa e non più all’aperto, favorendo così una convivialità più intima e raccolta; oppure, girovagando per strade basse velate dalla foschia ottobrina, tempo di trattorie ed osterie, perse nella pianura, dove riscoprire sapori indissolubilmente legati al territorio. C’è infatti un percorso affascinante, certamente poco battuto, che s’intreccia fra le province di Mantova e Cremona, in un microcosmo risparmiato dalla trafficata viabilità delle arterie di comunicazione principali.
Immaginando un ipotetico punto di partenza per questo itinerario alternativo opteremmo per Casatico, piccola frazione di Marcaria, dove nel 1478 nacque Baldassarre Castiglioni, noto umanista e letterato del rinascimento. Qui, circondata da piante e fossati, si erge quasi metafisica la corte che dal celebre personaggio prende nome: un edificio rurale fortificato, impreziosito negli interni da affreschi e caratterizzato da una meravigliosa torre ottagonale recentemente restaurata. Dinnanzi all’ingresso del complesso architettonico, a lato di una dritta strada alberata, si trova l’osteria Due platani, una casupola probabilmente utilizzata nel passato dai custodi e dove il tempo sembra essersi fermato. I vecchi che, fuori dal locale, giocano a carte bevendo lambrusco o “bianchino”, scrutano i nuovi arrivati o le rare macchine di passaggio, ci ricordano che qui vigono altre regole rispetto alla città: già esprimersi in italiano e non in dialetto potrebbe indurre a qualche diffidenza. All’interno la casetta è rustica ed ospitale, con tavoli di legno e un camino con stemma araldico, proprio dietro al bancone. Patria del maiale, Casatico offre l’eccellenza del salame mantovano, occasione che ben allieta l’aperitivo in questo posto magico.
Decidendo di proseguire è il caso di imboccare il curvoso tragitto che conduce a Cimbriolo, quattro case ancora più isolate nella campagna. Il pranzo nell’Osteria omonima, ma che per i ben informati rimarrà sempre “dalla Dialma”, è d’obbligo. Cucina semplice e abbondante, per lo più tradizionale mantovana, ottima cantina e prezzi ragionevoli – oltre alla bellezza di un locale sapientemente ristrutturato – sono gli ingredienti vincenti. Con Franco, l’oste che prosegue nella storica gestione famigliare, si ricordano i tempi passati, prima del recente rinnovamento dei locali, quando una vecchia stufa a legna scaldava le sale ed i pranzi si protraevano fino al tardo pomeriggio tramutandosi in merende.
Ma da Cimbriolo parte anche un itinerario tra i meno conosciuti della provincia, che potremmo chiamare “delle tre pievi nascoste”. La prima, ovvero l’Oratorio campestre di Nostra Signora del Pilar, è situata nei pressi di Gazzo in direzione Postumia.
La struttura, voluta dai Castiglioni, colpisce per la semplicità, tipica della devozione popolare, nonché per le piccole dimensioni. L’equilibrio della facciata classica con timpano e del curioso campanile triangolare collegato alla sagrestia, rendono l’edificio degno di menzione. Pochi chilometri più in là c’è Redondesco, comune di 1300 anime, caratterizzato da un centro storico medievale e dal castello eretto dai conti del luogo. Uscendo dall’abitato in direzione delle “bologne” appare nel nulla – circondato dalla vegetazione proprio sulla riva del torrente Tartaro – il meraviglioso romitorio di San Pietro.
La chiesa, risalente alla fine del 1100, conserva l’aspetto austero dello stile romanico e narra, al suo interno, vicende di monaci ed eremiti, nonché l’influenza palese dei potenti monasteri bresciani. Anche grazie ad iscrizioni murali che si sovrappongono agli originali affreschi è possibile tradurre vari passaggi, a testimonianza delle alterne vicende che attraversò l’edificio durante i secoli.
La terza ed ultima tappa dell’escursione nella devozione campestre si colloca pochi chilometri più in là, nella giurisdizione del piccolo comune di Mariana. Qui, dietro una lieve curva in salita, nascosto da alti cipressi, si erge l’oratorio dei Campi Bonelli.
L’eremo, splendidamente conservato, è una preziosa testimonianza di architettura medievale in cotto con protiro e notevole campanile, arricchita all’interno da affreschi del due-trecento. Leggenda vuole che le acque dell’adiacente ruscello possedessero effetti miracolosi.
Al calare del sole pare opportuno mettersi alla ricerca di un luogo mondano – dopo tanta spiritualità – adatto all’aperitivo: dove se non al Gran Caffè Liberty di Asola? Collocato sotto i portici della piazza principale in fronte alla fontana con la statua di Ercole, il locale è un vero e proprio gioiello dei primi del novecento, rimasto pressoché immutato da allora. Atmosfera elegante – tra antiche specchiere, porte in ferro, comodi divanetti e luci soffuse – e gestione impeccabile, fanno di questo luogo una meta imprescindibile per chi desidera coniugare degustazione ed estetica, lo senario perfetto per una serata elegante da Belle Epoque. Cediamo alla tentazione di concludere l’itinerario qui, rinviando l’escursione in territorio cremonese alla prossima puntata. Gli agnolini in crema di porro, il pesce di mare freschissimo – sul quale superiamo, come nel caso del Trebbiano d’Abruzzo Pepe d’accompagnamento, le reticenze localistiche – e la millefoglie con crema Chantilly e fragole, rappresentano un allettamento impossibile da respingere, Ma, come diceva Oscar Wilde? So resistere a tutto, fuorché alle tentazioni.
Le foto di questo articolo sono di Donato Novellini
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