E’ doloroso pensare che negli ultimi anni della sua vita Ugo Tognazzi abbia convissuto con la depressione, causata in parte dal fatto di essere stato trascurato e poco valorizzato dal cinema del nostro Paese. Lui rimane oggi come allora uno dei protagonisti indiscussi di quel momento irripetibile della storia del cinema italiano dal dopoguerra agli anni ’70, uno dei colonnelli insieme a Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e Alberto Sordi che realizzarono l’arte della felicità.
Ugo il provinciale, Ugo il semplice, Ugo che le sua radici non le ha mai nascoste, mai si è vergognato di arrivare dalla provincia. Anzi, le ha sempre rivendicate. Ex impiegato del salumificio “Negroni”azienda specializzata in salumi, l’attore non dimentica i suoi inizi, tanto da riproporre in diversi spezzoni del varietà italiano la sua vita da impiegato. L’attore interpretò sia gli atroci grugniti di morte degli animali che lo accoglievano all’ingresso dello stabilimento, sia la noia del lavoro impiegatizio tra conteggi dei maiali diventati salsicce, salami e prosciutti e partite doppie.
Affezionato alla sua terra e alla sua città, ritaglia spesso per i suoi personaggi battute in dialetto cremonese. Leggendarie e numerose sono quelle contenute nel film “La marcia su Roma” del (1962) di Dino Risi :“La terra è sempre la terra, pianti il grano e viene su il grano pianti la rèmoula e ven su la rèmoula” per chi come me non è del luogo la rèmoula è la buccia del grano macinato che si separa dalla farina ovvero la crusca. Nella pellicola che lo lancia nel cinema satirico, “Il federale” del (1961) di Luciano Salce, il suo personaggio è di Azzanello, piccolo paese in provincia di Cremona.
In un memorabile puntata di “Studio Uno” del 1965 Tognazzi con il suo fare scanzonato racconta a Mina del suo viaggio nella grande America, di un cremonese come lui, che si trova proiettato in un posto dove tutto è grande “tutt grand” paragonando il numero limitato dei semafori della piccola provincia rispetto a quelli incalcolabili degli Stati Uniti. Perché essere provinciale è stata la cifra del suo essere un grandissimo mattatore, permettendosi perfino di spedire dagli Stati Uniti una foto con “il ponte di Brooklyn o di San Francisco” con la scritta in dialetto cremonese come ad evocare il ponte di Po.
Ma Tognazzi è un eterno ragazzo con lo sguardo irriverente e beffardo, irriducibile nella sua voglia di divertire e divertirsi. Agli inizi di maggio del 1979 la rivista satirica “Il Male”pubblicò diverse false prime pagine di quotidiani nazionali, che diedero una notizia bomba:“Ugo Tognazzi è il capo delle BR”.
Gli articoli erano corredati da un falso servizio fotografico che ritraeva l’arresto di Tognazzi, che aveva accettato di partecipare allo “scherzo” posando di fianco a falsi carabinieri. A chi protestò, denunciando il cattivo gusto nei confronti dei famigliari delle vittime e del clima pesante che si respirava allora, rivendicò «il diritto alla cazzata».
Ma Tognazzi era uno di quegli uomini simpatici e allegri che amano prima di tutto vivere. Piacevole e molto creativo dotato di una comicità padana diversa da quella romana e napoletana allora in voga specialmente grazie a quella sua voce nasale. E tra i piaceri di Ugo c’era sicuramente la cucina.
Si considerava uno chef, era pieno di buona volontà e le cene che organizzava battezzate con sarcasmo “La cena dei dodici apostoli” erano soprattutto un’occasione per contornarsi di amici e parlare di lavoro, di donne, di sport. Ma secondo il parere dei suoi commensali, Ugo non aveva assolutamente la vocazione del cuoco ma solo una tragica voglia di farlo.
La tradizione della gente della sua terra ritorna ancora una volta anche in cucina, la sua passione più autentica. Tra i piatti raffinati cucinati dal mattatore “Fusilli ai funghi alici e mozzarella”, “Pappardelle con l’ortica al burro nero” e “Muscolo di vitellone in vescica” era sicuramente presente il maiale perché faceva parte delle sue reminiscenze : “Da ragazzo ho vissuto a Cremona e il maiale appartiene ugualmente, con il rito annuale dell’uccisione, al bagaglio dei miei ricordi perché per i nonni materni, di origine contadina, il maiale, e quindi i prodotti del prezioso animale, non se lo facevano mancare.”
Nel 1966 Ugo aveva dato vita a una simpatica e singolare iniziativa, un torneo riservato a personaggi del cinema e del teatro, della radio e della televisione, del giornalismo e di qualcos’altro destinata a durare ben 25 edizioni, chiamato T.T.T. ovvero T come Torneo, T come Tennis ma anche T come Tognazzi.
Le tre T della sua città che ancora una volta ritorna.
La città Cremona ha reso omaggio al suo concittadino Ugo Tognazzi nel 25° anniversario della sua scomparsa, coordinando gli eventi celebrativi e ad un “Archivio Tognazzi” con l’Università di Pavia Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali per la raccolta di materiali e la ricerca sull’attività professionale dell’artista cremonese al fine di approfondire la conoscenza e non disperdere la memoria del suo illustre concittadino. Mi permetto di segnalare che la durata della mostre è stata troppo breve e sarebbe auspicabile dedicare alcune sale del Museo del Violino di Cremona con una permanente a quello che ormai oggi è considerato la quarta T.
Foto: www.ugotognazzi.com
Bibliografia: www-ugotognazzi.com www.lastoriasiamonoi.rai.it
Libri : Ugo Tognazzi