Esiste un posto vicino a Mantova (ma di fatto lontano da tutto) che si chiama San Lorenzo. Una località in comune di Curtatone, sul confine con Marcaria, dove da decenni (dal 1973) una famiglia si alterna ai fornelli della trattoria che di fatto si fonde con la microscopica frazione in un tutt’uno. Ovviamente la trattoria porta lo stesso nome della località, Come spesso accadeva nel passato per quei luoghi di passaggio dove i viandanti trovavano ristoro sulla strada che da Parma porta a Mantova. A San Lorenzo del resto ci si va solo per mangiare da Patrick. E lui certo non si nega.
Patrick Treccani ha ereditato la responsabilità della sopravvivenza di questo luogo. E continua a farlo con estro e generosità. A volte con un pizzico di simpatica follia. Ama le sfide e soprattutto ama andare conto corrente.
Nell’era della cucina molecolare, del veganesimo filosofico e dei poke awaiani, Patrick risponde con una proposta solidamente in controtendenza:La carne nelle sue accezioni più profonde, nelle sue provenienze più svariate e nelle parti a volte apparentemente meno ricercate ma certamente gustose. La ricerca del gusto senza compromessi lo ha spinto ad avventure funamboliche. Basti pensare che nella meravigliosa e celebrata frazione di Grazie del medesimo comune, il nostro spettacolare oste ha aperto una “cotechineria”.
Quasi una provocatoria risposta al dilagare del sushi! Diciamolo pure: l’alternativa padana al sushi! Un posto che lui ha chiamato “il Saltuario delle Grazie” parafrasando il luogo storico e utilizzando appunto il termine saltuario a testimonianza del dacché che (per sua geniale ed estemporanea ammissione) il locale non è sempre aperto. Anzi. Apre quando vuole lui. Un luogo dove uno va e assieme ad un buon vino ingurgita spettacolari panini col cotechino caldo in tutte le stagioni (ricordiamoci che la millenaria fiera delle Grazie ferragostana vuole che sul sagrato delle splendido santuario, dove si alternano i famosi Madonnari, si consumi cotechino come rito pagano alternativo alla celebrazione cristiana del culto della Madonna).
Ma a San Lorenzo Patrick con estro e originalità propone cose Molto interessanti. Basti pensare che appena il cliente si siede insieme all’acqua e al vino in attesa delle pietanze automaticamente viene servito un piatto di gustosi peperoni verdi col formaggio grattugiato e tocchetti di formaggio fresco che emblematicamente vengono definiti “tirabega e smorsausei” (ai raffinati linguisti l’arduo compito di tradurre in italiano). Lui non teme contaminazioni e assieme ad una fornita selezione di salumi mantovani si possono trovare anche pregiati insaccati da tutto il mondo. Dal salame con l’aglio al patanegra in sostanza. Ma qui si osa e negli antipasti viene proposto addirittura un politicamente scorretto midollo di bue arrostito alla brace in insalatina di porri, capperi e prezzemolo o uno spettacolare fegato grasso d’oca con il pan brioche e cialda di parmigiano. I primi sono quelli della solida tradizione mantovana con qualche piccola sporadica concessione alla stagionalità e al Pesce.
Ma non mancano mai angolini in brodo o tortelli di zucca, pappardelle allo stracotto d’asino o tagliatelle all’anitra ovviamente. Anche se a San Lorenzo si viene per mangiare la carne. E in questo Patrick cerca di dare il meglio facendo ricerca di tagli pregiati da tutto il mondo. Fiorentine, tagliate e tartare di bovino che si spinge fino al bisonte, oltre al maiale come elemento identitaria del territorio e non solo. Ma anche cavallo, agnello e pollo. Tutto buono con una carta dei vini decisamente non da semplice trattoria. Nel periodo caldo si può mangiare nell’aia attigua alla storica trattoria in un’area cortilizia piacevole nelle afose serate estive. Un altro bel posto lombardo da non perdere con un oste originale pronto a stupire sempre.