Nel periodo medioevale, le strade che i pellegrini percorrevano verso i tre principali luoghi di culto della Cristianità Occidentale (in ordine d’importanza: Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela) erano chiamate vie romipete (o romee). Come molte zone del Vecchio Continente, anche la Lombardia era interessata da questi tracciati viari (il cui transito aumentò in maniera sensibile a partire dal XII secolo): il più importante di questi percorsi era senza dubbio la Via Francigena. Già in uso al tempo della dominazione longobarda, la Via Francigena partiva dalla città inglese di Canterbury e attraverso mezza Europa (allora, perlopiù sotto il dominio dei Franchi), arrivava fino alle porte di Roma, disseminata da preesistenze architettoniche e paesaggistiche che, in alcuni punti, sono ancora oggi identificabili (anche se, perlopiù, trasformate da secoli di evoluzione sociale ed economica).

logoviafrancigenaIn terra lombarda, sette erano le tappe di questa importante via romea (ancora oggi, a disposizione di chi volesse ripercorrere i passi dei pellegrini del Medioevo):

Tappa n. 1 – Da Vercelli a Robbio (lunghezza in km. 18,6) – la prima parte della tappa che si sviluppa lungo l’argine del Sesia, tra pioppeti, risaie e notevoli spunti di interesse storico-architettonico;

Tappa n. 2 – Da Robbio a Mortara (lunghezza in km. 14,3) – tappa molto breve che, attraversando la piatta campagna della Lomellina, conduce su larghe strade sterrate nella prima parte e poi su tratturi erbosi nella zona di Madonna del Campo (interessanti, a Robbio, il monastero di S. Valeriano e la chiesa di S. Pietro, nei pressi della quale sorgeva un “hospicium” per il ricovero dei pellegrini);

Tappa n. 3 – Da Mortara a Garlasco (lunghezza in km. 23,6) – appena lasciata Mortara si può incontrare l’abbazia di Sant’Albino, fondata nel V secolo, successivamente rimaneggiata e ora tappa fondamentale per i pellegrini che transitano da Mortara: un bel percorso tra campi coltivati, canali irrigui e inattese macchie d’alberi, porta poi a Tromello, tappa dell’itinerario di Sigerico;

Tappa n. 4 – Da Garlasco a Pavia (lunghezza in km. 25,5) – percorso che, fino alla confluenza con il Ticino, si svolge nelle belle campagne pavesi, irrigate dai numerosi canali e interrotte da casolari e macchie d’alberi (splendido il transito nel Parco del Ticino, che qui sovrappone al percorso romipeto le viste sul fiume e su fitti boschi);

via-francigena-lombarda-da-orio-litta-a-piacenza-485468Tappa n. 5 – Da Pavia a Santa Cristina (lunghezza in km. 28) – la tappa che attraversa la pianura alluvionale del Basso Pavese, dove s’incontrano i caratteristici terrazzi fluviali in prossimità di S. Lazzaro, di Belgioioso e di S. Cristina (interessanti le testimonianze architettoniche presenti sul percorso, rappresentate soprattutto da edifici religiosi: dalla maestosa facciata di S. Michele a Pavia, alla piccola chiesa di S. Giacomo);

Tappa n. 6 – Da Santa Cristina a Orio Litta (lunghezza in km. 17) – tappa in cui si costeggiano i bassi rilievi punteggiati di vigneti della collina di S. Colombano e, attraversato il centro di Miradolo Terme, s’incontra l’imponente mole del Castello di Chignolo Po: attraversato poi il Lambro, si entra in territorio Lodigiano, dove il percorso segue dapprima l’argine del fiume e poi le “arginelle” delle risaie fino a Orio Litta;

Tappa n. 7 – Da Orio Litta a Piacenza (lunghezza in km. 22.1) – lasciata Orio Litta si giunge in breve al Guado di Sigerico, il “Transitum Padi”, dove si traghetta sull’altra sponda in località Soprarivo e dopo un breve tratto sull’argine del Po, una serie di rettilinei porta a Ponte Trebbia fino alle porte di Piacenza.

In seguito, la diversificazione delle vie da oltralpe determinò la nascita di altri itinerari romipeti: la riapertura ai transiti di valichi quali il Sempione e il San Gottardo (e poi lo Spluga, il Septimer Pass e il San Bernardino), determinò la nascita di un ventaglio di percorsi convergenti per lo più su Milano e, di conseguenza, l’uso da parte dei pellegrini di percorrere la strada che andava da Milano a Lodi e a Piacenza (località comunque in comune con la Via Francigena). Definita così poi la “vera” strada maestra dei pellegrinaggi, l’itinerario “Milano-Lodi-Piacenza”, a partire almeno dal Duecento, incanalò la larga parte del flusso di pellegrini diretti verso Roma, e proprio per questo, venne poi detta “strada romana”.