Il Vittoriale degli Italiani: così Gabriele d’Annunzio (12 marzo 1863 – 1 marzo 1938) definì la propria casa che l’avrebbe ospitato negli ultimi anni della sua vita, volontariamente alludendo al ‘Vittoriano’, l’altare della Patria dedicato a Vittorio Emanuele II.
Costruito all’interno di un terreno di nove ettari in cui si trova un complesso di edifici, tra cui la Cittadella, il Museo della Guerra, gli Archivi, le Biblioteche e il Teatro, piazze, viali e fontane, nel comune di Gardone Riviera, in provincia di Brescia, affacciato sul lago di Garda, nella sponda lombarda, il Vittoriale rappresenta oggi ben più di una dimora storica, ma un vero e proprio museo in cui sono contenute reliquie, ricordi, cimeli e tracce del “vivere inimitabile” del poeta-vate.
Il Vittoriale, dedicato all’Italia e donato agli Italiani, venne dichiarato monumento nazionale nel 1925.
Reduce dall’impresa di Fiume, d’Annunzio era alla ricerca di una dimora defilata… scrisse a De Ambris, suo compagno nell’impresa fiumana: “Sono avido di silenzio dopo tanto rumore, e di pace dopo tanta guerra”.
La sua scelta cadde sulla villa di Cargnacco, sulla costa bresciana del lago di Garda: immersa nel verde, su un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia .. era di proprietà di Heinrich Thode, illustre tedesco studioso d’arte che, espropriato in base al decreto del 1918 sui danni di guerra, fu costretto ad abbandonare la sua residenza italiana… Oltre alla villa, con i rustici annessi, d’Annunzio entrò in possesso anche dei circa seimila volumi della sua biblioteca, mobili – tra cui un pianoforte – quadri e suppellettili.
“Hic manebimus optime” (Qui starò ottimamente) affermava il poeta che, stipulato il contratto d’affitto, fece il suo ingresso nella villa il 14 febbraio 1921.
“Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri… Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il “Notturno”“… scrisse d’Annunzio alla moglie Maria in una lettera del febbraio del 1921, pochi giorni dopo il suo arrivo a Gardone.
L’intenzione iniziale era infatti quella di un breve soggiorno, necessario a trovare la concentrazione per la composizione del Notturno, ma, via via, col tempo, si delineò l’idea di acquistare la villa… aspetto curioso per soggetto dall’indole irrequieta ed itinerante.
Il 31 ottobre 1921, per la somma di 130.000 lire – ottenute grazie a un prestito bancario -, entrò in possesso della casa, dei beni mobili custoditi all’interno e di due ettari di terreno; successivamente acquisterà anche i terreni limitrofi, costituendo una vera e propria cittadella fortificata.
L’aspetto della sua nuova residenza strideva però fortemente con il lusso e le stravaganze tanto cari all’eccentrico poeta: “la villa del Cargnacco è infatti una semplice casa di campagna, che bisogna stodeschizzare e che ha necessità di interventi di manutenzione”.
E così, d’Annunzio si adoperò, con l’aiuto dell’architetto Giancarlo Maroni, a memoria della “vita inimitabile” del poeta-soldato e delle imprese degli italiani durante la Prima Guerra Mondiale.
Ad oggi il visitatore del Vittoriale viene accolto da un ingresso monumentale costituito da una coppia di archi al cui centro è collocata una fontana che reca in lettere bronzee un passo del Libro Segreto, ultima opera scritta da Gabriele d’Annunzio : “Dentro da questa triplice cerchia di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch’io mi pensai preposto ai riti della patria e dei vincitori latini chiamato Il Vittoriale”. A sormontare la fontana, una coppia di cornucopie e un timpano con il famoso motto dannunziano “Io ho quel che ho donato”.
Dalle arcate d’ingresso si snoda un duplice percorso: il primo in leggera salita conduce alla Prioria, la casa-museo di Gabriele d’Annunzio, e salendo ancora alla nave militare Puglia e al Mausoleo degli Eroi con la tomba del poeta; il secondo porta verso i giardini, l’Arengo, e, attraverso una serie di terrazze degradanti verso il lago, si giunge alla limonaia ed al frutteto.
Superato l’ingresso e presa la via verso la Prioria si incontrano, in particolare, il Pilo del Piave con la scultura della Vittoria incatenata dello scultore Minerbi ed il Pilo del Dare in brocca (colpire nel segno, imbroccare).
Sulla sinistra, l’anfiteatro, progettato da Maroni fra il 1931 e il 1938 ma ultimato soltanto nel 1953, ispirato ai teatri della classicità ed in particolar modo a quello di Pompei dove Maroni venne mandato in missione insieme allo scultore Brozzi, ove si gode di uno strabiliante panorama sul lago avendo come naturale scenografia il Monte Baldo, l’isola del Garda, la rocca di Manerba nella quale al poeta tedesco Goethe parve di ravvisare il profilo di Dante e la penisola di Sirmione.
L’anfiteatro è ancora oggi sede ogni estate di una prestigiosa stagione di spettacoli che negli anni ha portato a calcare il palco i più grandi attori italiani, étoiles del mondo della danza come Carla Fracci, Eleonora Abbagnato, star della musica internazionale come Lou Red, Michael Bolton e Patti Smith.
Salendo ancora si giunge alla Piazzetta Dalmata che prende il nome dal pilo sovrastato dalla Vergine di Dalmazia. Su questo spazio si affacciano la Prioria, la casa-museo di Gabriele d’Annunzio, lo Schifamondo, le torri degli Archivi e il tempietto della Vittoria con una copia bronzea della celebre Vittoria Alata di Brescia di epoca classica.
Sul lato destro è possibile ammirare due delle ultime automobili possedute da d’Annunzio nel corso della sua vita: la Fiat T4, con la quale fece il suo ingresso a Fiume il 12 settembre 1919 e l’Isotta Fraschini.
Dalla Piazzetta Dalmata si accede ai Giardini, al tempo, spesso arredati da D’Annunzio con tappeti persiani, tavoli ed altro mobilio trasformando questi spazi in una sorta di cenacolo all’aperto dove il poeta riceveva e intratteneva i propri ospiti, oltre che, in un boschetto di magnolie, un luogo per le riunioni con i legionari ove vennero inseriti scanni in pietra in circolo, un trono e tra i fusti degli alberi diciassette colonne simboleggianti le vittorie della guerra.
Scendendo le terrazze verso il lago si incontra la limonaia con il Belvedere e più sotto la tomba di Renata, la sirenetta, figlia di d’Annunzio e protagonista del Notturno. Proseguendo, in prossimità di un gruppo di cipressi, si arriva al cimitero dei cani ed al frutteto; recingono il frutteto pilastri con grandi aquile e gigli simili a quelli che d’Annunzio aveva, molti anni addietro, ammirato nei giardini di Villa D’Este.
Come dire… “Il mondo è la rappresentazione della sensibilità e del pensiero di pochi uomini superiori”.