Sembrava che tutti si aspettassero un qualche evento, una specie di catastrofe. E invece avvenne così, verso la sera di una giornata estiva, calda e umida, con le zanzare più insolenti del solito e le rane nei fossi particolarmente rumorose.
Già da molti giorni le bambine facevano giochi chiassosi, correndo ossessivamente avanti e indietro per le vie assolate del paese di Bagnasio; anche i cani, di solito indolenti e oziosi, erano agitati da qualche giorno, come sentissero l’arrivo di un qualcosa fuori dall’ordinario.
Quella sera il bar della cooperativa era gremito, c’era anche il sindaco e i compari che era solito portarsi dietro da almeno una trentina d’anni. Verso le dieci entrò con furore il “biancone”, un balengo dalla carnagione scurissima per il lavoro in campagna e l’abitudine al vino che glicolorava i capillari a fior di pelle, con una specie di rantolo roco farfugliava di una tremenda sparizione ma era visibilmente ubriaco e pochi ci fecero caso.
Nessuno reagì immediatamente, vista l’attendibilità del soggetto, solo qualche minuto dopo qualcuno alzando la testa vide Tonino, un vecchio carrettiere che al bar veniva poco, comparire sull’uscio bianco come un lenzuolo e sedersi al banco. “Non c’è più nessuno, nemmeno una persona…”
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