Ancora a proposito di Fuorisalone e di design, mi piacerebbe in questa sede procedere con un viaggio più specifico rispetto a quello affrontato in precedenza, trattando delle proposte più interessanti emerse quest’anno, cercando così di cogliere aspetti umani e tecnici – perché no? Anche peculiari del nostro territorio – nel mezzo dell’attitudine cosmopolita e fagocitante di Milano.
Tra appuntamenti imprescindibili in palazzi d’epoca – ad esempio l’elegantissimo allestimento Objects Nomades ideato da Luis Vuitton nelle meravigliose sale di palazzo Bocconi o quello per gli 80 anni di Molteni presso La storica Galleria d’Arte Moderna di via Pilastro – ed imponenti riconversioni spaziali – come quella tutta bianca, immacolata e totalizzante del giapponese Nendo presso il Museo della Permanente – quest’anno il Fuori Salone ha visto il proprio epicentro d’interesse nelle zone più nevralgiche della città, tra Brera e Porta Venezia, lasciando sullo sfondo i pur interessanti circuiti di Tortona e Lambrate.
Un filo conduttore importante per lo scrivente, come altri visitatori spesso frastornato da tanta offerta creativa, è stato individuato efficacemente nelle vicende di PadiglioneItalia, associazione di giovani designers da qualche anno uniti sotto una sigla decisamente impegnativa e tuttavia scelta non prescindendo da intelligenti sfumature ironiche. Narra infatti la leggenda che i ragazzi, agli esordi in zona Lambrate-Ventura, si trovassero completamente circondati da importanti allestimenti “stranieri”, principalmente nord europei; proprio da questa condizione di enclave autoctona emerse il nome PadiglioneItalia, quasi a rivendicare la vocazione al confronto internazionale del design tricolore contemporaneo.
Dopo tre anni ricchi di soddisfazioni nel suggestivo bunker post industriale di via Oslavia culminati lo scorso anno con Disfunzioni Mediterranee, a cura di Alberto Zanchetta, il 2015 ha visto il gruppo impegnato su due versanti. Da un lato la rinnovata veste di Foodmade presso Expo Gate, caratterizzata da un’indagine meticolosa sulla materia prima per eccellenza e, come già espresso nelle passate edizioni, sulla volontà di riconsiderare il tema alimentare in modo originale e fruibile. Per un mantovano come lo scrivente resta degno d’attenzione il progetto Cucurbita di Alessandro Zambelli, caratterizzato dall’utilizzo sperimentale della zucca quale elemento naturale in grado coniugare appartenenza culturale – in questo caso enogastronomica: chi non ha mai assaggiato i famosi tortelli di zucca tipici della città gonzaghesca? – funzionalità ed estetica. Come afferma il designer di Canneto sull’Oglio: “La zucca mantovana, un tempo pianta simbolo della tradizione contadina della mia terra, ritrova una connotazione nobile; pelle viva o fine rivestimento di un manufatto artigianale, la cui essenza è costituita da materiali poveri come i pannelli in fibra di legno composito. L’adesione al pannello avviene attraverso catene di amidi tra fibre di zucca e porosità del legno, evitando così l’utilizzo di collanti. La riflessione vuole esplorare nuovi processi e finiture applicate al mobile, al fine di riallacciare un rapporto ontologico tra uomo e oggetto”.
D’altro lato PadiglioneItalia ha mostrato le proprie eccellenze presso Residenze Litta, squarcio caratteristico milanese splendidamente recuperato in Corso Magenta. Qui, grazie alla mostra I’m not weird, i’m a limited edition, curata dalla galleria Secondome di Roma, Alhambretto, Giò Tirotto, 4P1B, CTRLZAK e Alessandro Zambelli fra gli altri, hanno declinato le proprie abilità in una esposizione assai elegante, consona alla cornice signorile della struttura ospitante. Pochi preziosi oggetti selezionati, disegnati appositamente per una collezione di pezzi in edizione limitata, realizzati utilizzando vetro e metallo con rara abilità artigianale. Anche in questo caso la capacità di sperimentazione del collettivo è emersa distaccandosi nettamente dalla serialità e dall’omologazione di quanto visto altrove.
In foto: Cucurbita, di Alessandro Zambelli, Foodmade, Fuorisalone 2015.