“Ogni famiglia ha sostanzialmente una propria ricetta. Io che vengo da una terra di mezzo, fra Mantova e Cremona, vivo una contaminazione fra due tipologie di mostarda. Quella mantovana è monofrutto, quella cremonese è mista, ma nell’area viadanese viene usata frullata per i tortelli di zucca, forse perché siamo già nella Diocesi di Cremona e la tradizione è stata tramandata da grandi consumatori come i preti”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, intervenendo al talk show condotto dal giornalista e critico enogastronomico Paolo Massobrio alla tappa mantovana della seconda edizione del festival della Mostarda.
SERVE PROMOZIONE – Nel primo appuntamento a Cremona, Fava aveva definito la mostarda “il nostro Champagne, elemento identitario di un territorio”. Bisogna promuoverla, anche tra i giovani, e il Festival partito lo scorso anno sta dando ottimi risultati per un prodotto identitario che è simbolo padano, sociale e culturale, da Voghera a Felonica, sull’asta del Po. Tipico accompagnamento con i bolliti, la mostarda sembra essersi destagionalizzata. Lo testimonia un sondaggio condotto su 50 ristoranti presenti sulla guida Gatti-Massobrio, che vede al primo posto l’abbinamento con i formaggi. E c’è anche chi la utilizza come ingrediente nel tiramisù, come afferma Vanni Righi, chef dell’Osteria Contemporanea Lo Scalco Grasso di Mantova.
ACCOPPIATA VINCENTE – Per l’assessore Fava “l’accoppiata vincente che suggerisco è mostarda e Salva Cremasco Dop; l’avevo proposto in questa sede l’anno scorso e che ho provato anche pochi giorni fa a New York, in un locale alla moda”. Il Lambrusco, vino del territorio, è il prodotto consigliato dal sommelier Cornelio Marini, che lancia un suggerimento ispirato al cromatismo: vino bianco con mostarde “chiare”, rosso se il frutto è rosso.
da Lombardia Notizie