Ha cominciato a funzionare nel 1898 il sistema di trasporto pubblico tranviario a trazione elettrica di Milano come lo conosciamo ancora oggi. La rete aveva una lunghezza di 61.686 metri.
In quell’anno entrò in funzione la prima Centrale Idroelettrica lombarda a Paderno d’Adda. Era la seconda nel tempo in Italia, ma allora era la più grande d’Europa e con la linea elettrica di trasporto più lunga (32 chilometri di pali di legno per raggiungere il capoluogo fino a Porta Volta). Realizzata dalla Edison e dotata di macchine Riva Monneret & C. di Milano, le più potenti, allora, dopo quelle usate per le cascate del Niagara, metteva a disposizione della città la potenza di 9.500 KW. Una potenza più che sufficiente per illuminare, per dare energia alle industrie e, soprattutto, per fare muovere il trasporto urbano su rotaia.
L’energia elettrica nasceva dallo sfruttamento della forza idraulica delle rapide del canale che scorre affiancato al Naviglio.
L’ultimo tram a cavalli sparì dalle vie il 5 dicembre 1901, mentre sui percorsi extraurbani si impiegò ancora per molti anni il vapore: solo nel 1957 smise di uscire dal deposito di Corso Vercelli il “Gamba de’ legn”, il “vapore” che passando dai quartieri periferici di Baggio e Trenno collegava la città ai paesi del Magentino.
A distanza di pochi anni l’energia idroelettrica, fonte rinnovabile e non inquinante, sostituiva quella ricavata dal carbone, la fonte di energia per eccellenza in quei tempi. Una fonte fossile, perciò inquinante, che aveva fino a quel momento alimentato la prima centrale termoelettrica di Milano, entrata in servizio solo nel marzo di cinque anni prima, in Via Santa Redegonda, di fianco al Duomo, dove oggi sorge la Rinascente. Una struttura che cambiò la vita della città, ma i cui fumi del camino non mancarono di sollevare le proteste da parte degli abitanti e dei visitatori della cattedrale. Una targa in marmo sulla parete dell’edificio di fronte al cinema la ricorda come la prima a entrare in funzione in Europa, indicando che è stata costruita proprio per l’impegno di quell’ingegner Colombo che portò poco dopo, per la prima volta, il “carbone bianco” in città.
In quel 1898, in via Agnello, nell’officina proprio adiacente alla piccola centrale Termoelettrica di via Santa Redegonda, venne installato un gruppo di “convertitori rotanti” per trasformare in corrente continua la corrente alternata proveniente da quella nuova Centrale di Paderno d’Adda.
I due impianti sorsero vicini anche per ragioni di funzionalità. Per avere la certezza di evitare interruzioni alla circolazione dei tram, il Comune di Milano aveva sottoscritto con la Edison una “convenzione tranviaria”: era previsto che qualora la Edison avesse provveduto all’esercizio con un impianto posto fuori dal territorio comunale avrebbe, comunque, dovuto garantire l’erogazione di energia per la continuità del servizio, con un impianto di riserva, anche realizzandolo ex novo.
Milano si dimostrò anche questa volta capace di raccogliere le nuove idee e le nuove tecnologie. Infatti, appena furono disponibili quelle necessarie per il trasporto di energia, diede il via all’idroelettrico, insieme a quegli altri territori lombardi che per la presenza di salti grandi e piccoli erano più favoriti nello sfruttamento di questa fonte che possiamo definire locale.
Fra l’altro, in questo modo, furono limitati i costi per l’energia stessa, derivati dall’alto prezzo del carbone, che per la carenza di materie prime, doveva essere per la maggior parte importato.
Quell’investimento di Paderno e il ricorso anche successivo all’acqua dell’Adda, il fiume lombardo per eccellenza e ricchezza dell’antico contado di Lecco, metropolitano e vescovile, fu un bene per l’ambiente, ma anche per l’economia.
A partire dall’anno dopo e in un continuum nei primi anni del secolo XX il prezzo del carbone aumentò oltre le previsioni più negative.
Tanti sarebbero i fatti e i fatterelli intorno allo sviluppo dello sfruttamento idroelettrico in Lombardia.
Qui basti ricordare che a fine dicembre del 1903 il Consiglio Comunale di Milano deliberò la municipalizzazione dei servizi elettrici, che tre anni dopo riuscì ad acquisire notevoli concessioni idrauliche sul fiume Adda, in Valtellina, fra Bormio e Tirano, e che tre anni dopo ancora deliberò la costituzione della Azienda Elettrica Municipale. La AEM fu ufficialmente costituita, però, solo l’8 dicembre 1910, perché per decisione del consiglio comunale la delibera del luglio dell’anno prima, fu sottoposta a referendum popolare: questa pubblic utily del primo Novecento doveva essere voluta e riconosciuta come patrimonio di tutti i milanesi.
L’azienda nasceva essa stessa con un proprio patrimonio. In quell’anno fu terminato il primo impianto idroelettrico comunale, quello di Grosotto, progettato nel 1907 dell’ing. Giacinto Motta del Politecnico, e l’energia valtellinese arrivava regolarmente a Milano già da un paio di mesi, tramite il lungo elettrodotto che era stato costruito contemporaneamente alla Centrale.
L’impianto raccoglieva le acque dell’alto corso dell’Adda con un canale derivatore di 12 km e inviava a Milano l’energia prodotta, con un elettrodotto trifase a 65.000 Volt, lungo ben 150 Km.
Intanto, i trasporti pubblici, oramai, vantavano uno sviluppo di linee per quasi 76 chilometri, con circa 300 vetture. Le più efficienti filovie comparvero tra il 1933 e il 1940. Riscossero grande interesse: poiché funzionavano a corrente come i tram, ma non richiedevano la costosa messa in posa delle rotaie.
Da qui in avanti si passa dalla storia alla cronaca.
Con questo rivolgersi all’Adda e, di passo in passo, sempre più su fino alla Valtellina, mentre anche nel resto della regione sorgevano nuovi impianti, di piccole e grandi dimensioni, di proprietà di AEM, Enel e di altre pubblic utility a carattere provinciale e locale, diventava realtà la previsione dell’ingegner Giovanni Colombo, che già nel 1982, mentre stava per avviare le macchine della Centrale termoelettrica di Santa Redegonda da lui stesso voluta:
“verrà forse il giorno in cui le forze delle nostre cadute alpine saranno trasportate al piano, saranno distribuite di casa in casa, come si distribuisce l’acqua potabile e il gas… già stanno facendo gli studi per portare la forza dell’Adda alle rapide di Paderno.”