Nel 568 comincia l’avventura longobarda al dì sotto delle Alpi: un evento importante nella storia della Lombardia, tanto da averle dato il nome.

Ma possiamo dire che da quel giorno inizia la storia del popolo lombardo come lo intendiamo oggi? Decisamente no!

Infatti qualsiasi storico vi dirà che i longobardi si sono latinizzati rapidamente, mantenendo vari elementi culturali e giuridici (elementi di legge longobarda sono rimasti in Lombardia fino al 1500), ma essenzialmente integrandosi alla popolazione locale. Questa cosa si è poi vista anche con altre popolazioni germaniche, come i franchi.

Se tali eventi sono stati importanti nel definire il posizionamento storico, territoriale e culturale della Lombardia è difficile dire che un milanese del 600 appartenesse allo stesso popolo di un milanese del 1600.

D’altronde, all’epoca, nessuno aveva idee del tipo “fatta la Lombardia bisogna fare i lombardi”, quindi è ben comprensibile il principio per cui c’è una certa distanza tra la creazione di un’entità geografica denominata Lombardia e un popolo che si identificasse con essa, con i caveat già spiegati qui.

A mio parere lo spartiacque che ci permette di parlare di lombardi moderni lo troviamo intorno all’anno 1000: non ha chiaramente senso dare una data precisa che distingue i lombardi dai popoli pre-lombardi, ma come indicazione generale quella dell’anno mille ha senso, per varie ragioni.

Prima di tutto, fu intorno a quell’anno che sorsero le istituzioni comunali, che si rivelarono poi fondamentali nella formazione della cultura politica e della storia lombarda: nel XI secolo sorsero i primi broletti e le prime istituzioni comunali in Lombardia e nelle zone affini della Val Padana, come Venezia.

Chiunque conosca la storia della Lombardia saprà l’estrema importanza che detti comuni hanno avuto nel formare le identità locali e nel plasmare la storia della Lombardia almeno fino al 1500 e, con le conseguenze di tale sistema, sino ad oggi.

Per di più, secondo alcuni studiosi del mondo longobardo, fu proprio intorno all’anno mille che sorse l’uso di definire gli abitanti della Lombardia come tali, mentre prima si tendeva a identificare una persona solo in base alla città dominante della zona.

Un altro elemento interessante da tenere a mente è la varietà linguistica: per quanto sia difficile delineare il passaggio da latino volgare a lingue romanze molte fonti ritengono che il passaggio fosse essenzialmente completo nel 900, quindi si può presumere che, già, nell’anno mille, il lombardo medio parlasse in modo più simile a come si parla oggi il lombardo rispetto al latino. Non ci sono certezze ma gli studiosi del lombardo ipotizzano che, almeno a Milano, fossero già presenti il rotacismo (gola -> gora), la metafonia del plurale (sing. vegg -> pl. vigg) e che le vocali finali fossero o cadute o fossero divenute un’unica vocale indistinta.

All’epoca non esisteva ancora l’idea di nazioni “une di lingue, di cuore e d’arme”, quindi la lingua è meno importante di quanto si pensi, ma è comunque utile per tracciare uno spartiacque convenzionale insieme a questi elementi.

Chiaramente, se si volesse dire che una data persona o una data città ad una certa data era lombarda o meno bisogna fare studi approfonditi sulla storia locale o personale, sugli avvenimenti e via discorrendo, ma come spartiacque generale l’anno mille, con la sua rinascita, lo sviluppo dei comuni e della relativa cultura politica è una data convenzionale assolutamente sensata, storicamente parlando.