
Barbaro: non appartenente alla civiltà di Roma. Straniero ignorante o rozzo. Nemico.
Quando si arriva alla piccola località desolata di Cimbriolo, percorrendo le stradine tortuose e circolari potreste restare meravigliati nel sapere che il 30 luglio dell’anno 101 prima di Cristo questa terra fu, con ogni probabilità, teatro del più enigmatico scontro della storia romana e lo sterminio di un popolo fiero: schierati uno di fronte all’altro i due eserciti più imponenti del continente, pronti a scontrarsi in una lotta sanguinosissima che cambierà il destino della storia romana: La Battaglia dei Campi Raudii.

Rappresentazione della sconfitta dei Cimbri
Dalle orde emersero capi non prevedibili di tribù germaniche che sfidarono Roma in nome della libertà, una libertà che aveva qualcosa di affascinante; perché accontentarsi di un destino limitato sarebbe stata una sconfitta. La fama di razziatori feroci, spietati guerrieri dotati di forza disumana ed un aspetto simile a giganti, che combattevano senza paura della morte, con i loro lamenti funebri e litanie simili alle urla e al ruggito di animali selvaggi terrorizzò le legioni romane influenzando il destino della Repubblica. Questa è la storia della loro tentata discesa dai terreni impervi della Gallia Cisalpina dopo aver scorrazzato per l’Europa decisi a realizzare un progetto grandioso: sconfiggere il dominio di Roma. È la storia dei Cimbri.
I romani guidati dalla fredda ragione del generale Gaio Mario e di Lucio Cornelio Silla, legato del proconsole Quinto Lutazio Catulo tentarono di respingere le scorrerie dell’invasione dei ribelli germanici che venivano dalla fredda penisola dello Jutland. Secondo la tradizione lo scontro avvenne il 30 giugno 101 a.c. grazie all’astuto inganno ordito da Gaio Mario che approfittando di una notte senza Luna e di una mattinata nebbiosa schierò i suoi uomini in una posizione tale da costringere i Cimbri a combattere con il sole negli occhi, la vittoria dei romani fu schiacciante e i barbari annientati.
Quella sconfitta però aveva il sapore della vittoria perché decisiva fu la virtù dei barbari, quella di essere dotati di un’anima primitiva e selvaggia, spesso immatura e istintiva privilegiando un ideale a loro congenito quello del coraggio e scegliendolo per l’eternità: caddero 140 mila tra guerrieri nonché donne e bambini che preferirono darsi la morte piuttosto che servire i vincitori.
Gli storici hanno comunemente ritenuto che la battaglia dei Campi Raudii si tenne nella pianura Piemontese e più precisamente in una imprecisata zona del vercellese. Considerazioni frutto di errate interpretazioni delle fonti, mentre uno scenario inaspettato confermato da numerosi indizi rafforza la tesi seicentesca degli storici Agnelli e Maffei e del contemporaneo Gualberto Storti: La Battaglia dei Campi Raudii si tenne nel territorio mantovano e più precisamente nei pressi di Gazoldo degli Ippoliti.

Planimetria della Battaglia. Grazie al contributo di Gualberto Storti
Le testimonianze lasciate dai nomi delle località sciolgono l’enigma: Cimbriolo il cui nome non lascia dubbi sulla derivazione dalla popolazione dei Cimbri; Rodigo e Redondesco che in epoca longobarda erano rispettivamente Raudingo e Raudaldisco; nomi entrambi che rimandano ai campi “Raudii” cioè rossi, mentre Mariana secondo gli studiosi venne fondata dal console romano vittorioso Gaio Mario e da Castellucchio (Castrum Lugius) provenivano le legioni romane.
Ad abundantiam, a favore della tesi dello Storti, non molto distante c’è Bodriaco, che richiama il re dei Cimbri Boiorix e a Curtatone c’è Verzellotto, il cui nome deriva dalle verzelle, cioè vercellae.
Leggenda o coincidenze? Perché quella lontana battaglia continua a vivere nella memoria collettiva e a far discutere? La Battaglia dei Campi Raudii conserva il suo fascino proprio perché mantiene intorno alla localizzazione della battaglia un alone di mistero rendendola una delle più appassionanti e tuttora irrisolte vicende dell’archeologia e della topografia antica italiana.