E’ una tradizione lombarda, squisitamente mantovana, quella che ogni anno, il giorno del mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima, si ripete nel Comune di Castel D’Ario.

Il nome e la tipologia del cibo risalgono agli anni Venti del Novecento, ma la festa si inserisce in una precedente manifestazione nata l’8 marzo 1848, alla vigilia della prima guerra d’indipendenza. Allora, in segno di protesta anti-austriaca e anti-clericale, si erano distribuiti gratis alla popolazione nel gergo locale “polenta, aringhe, cospettoni e vino piccolo”.

In seguito, si era caratterizzata come Baccanale, ma sempre con una forte componente di protesta sociale.

Immagine2Sospesa durante la prima guerra mondiale, la tradizione viene ripresa successivamente non più come forma di protesta ma con uno spirito conviviale: diventa la festa dei bigoli (spaghettoni tradizionali).

Se le origini della Bigolada sono oramai comprovate e conosciute al grande pubblico, quello che rimane oscuro ai più è la nascita del suo nome. Il termine Bigolada, come dimostrato da recenti studi, nasce nel 1935 da un ordine del Prefetto che impose di sostituire l’indicazione di “festa con distribuzione di cibarie” con il più semplice “Bigolada” per non inimicarsi ulteriormente la Chiesa, vista l’origine fortemente anti-clericale della manifestazione stessa.

La “Bigolada “è una festa di piazza, durante la quale vengono servite terrine colme di “bigoi e sardelle”. L’ambientazione è infatti rimasta immutata per decenni: la festa si svolge sull’angolo destro della piazza principale del paese.

La cottura e la distribuzione di parecchie porzioni di ” bigoi ” conditi con acciughe, tonno e olio, inizia alle undici del mattino e si protrae ininterrottamente sino alla sera accontentando migliaia e migliaia di persone.

Una manifestazione unica nel suo genere con più di 145 stands provenienti da tutta Italia con i migliori prodotti tipici, quintali di bigoli e quintali di condimento a base di sardèle, cucinati da decine di cuochi in un singolare contesto … Già, perché ad attrarre così tante persone non è solo il cibo, peraltro gustosissimo: la singolare coreografia dei cuochi rossi in viso, dei grossi focolai alimentati ancora con legna, degli enormi paioli e scolapasta, l’occasione di ritrovarsi uniti in semplicità, legati da storia e tradizioni contribuiscono al successo di questa manifestazione che si rinnova da secoli puntualmente … E per l’occasione, l’ospitalità di Castel d’Ario non si limita alla preparazione decine di quintali di “bigoi” , ma ogni anno vengono organizzati singolari spettacoli, tra cui sfilate di maschera d’epoca, giochi in piazza, lancio di palloncini e mostra di trattori storici.

A Castel D’Ario, le tradizioni sposano il gusto ed il piacere della condivisione.