La mia città nella quale sono nato tanti anni fa, è una enciclopedia di storia, di cultura, di castelli, palazzi medioevali, stradine e vicoli ancora ciotolati, nei quali sembra che storia si sia fermata, col silenzio di poche auto che li percorrono e la nostalgia dei piccoli negozi che allora vendevano di tutto, e nei quali le donne si ritrovavano a fare due chiacchiere facendo la spesa, facendo segnare sul librettino i vari importi che venivano pagati una volta al mese od ogni quindici giorni.
La mia città fatta di gente semplice, operosa fin dalle prime luci dell’alba, fatta, allora di solidarietà nella povertà, di pochi ricchi, di tante persone che si spaccavano la schiena per portare a casa
il necessario per il sostentamento della loro famiglia.
La mia città, fatta di gente allegra, simpatica, a volte un po’ sbruffona, sempre pronta a ridere su se stessa e sugli altri, ospitale, acculturata ora per esigenze di ospitalità, di turismo, di benessere, di risorse da poter sfruttare e competere con le altre città più grosse, più popolate, ma meno tranquille, meno sicure, meno a misura d’uomo.
La mia città con una cultura del cibo e dei prodotti della sua terra e dei tanti allevamenti nella sua provincia che ne hanno fatto una eccellenza culinaria non solo lombarda, dove chi viene a visitarla non si scorda certamente le sue specialità.
Quanti ricordi da bambino e da ragazzo quando mi alzavo prima dell’alba per andare a pescare od a caccia con mio padre, mio nonno, i miei fratelli, attraversandola sicura di notte in bicicletta per portarmi in riva al lago.
La mia gente che parlava e parla un dialetto che ancora conoscono tutti, anche i ragazzi, con parole , avverbi, proverbi e frasi a molti non comprensibili, ma che ti fanno ridere solo a ricordarli.
La mia città da tanti anni purtroppo abbandonata per esigenze di lavoro, ma mai dimenticata, sempre presente nel mio cuore e costantemente da me ricordata , i miei ricordi, il cimitero con i miei parenti, le sane e gustose mangiate e l’aprirsi del cuore ai ricordi quando sento ancora il mio dialetto parlare.
Mantova…la mia città.
Franco Carboni